mercoledì 9 maggio 2018

Le tre del mattino

Gianrico Carofiglio
Com'era quella frase di Fitzgerald? Nella vera notte buia dell' anima sono sempre le tre del mattino.

Due giorni a Marsiglia. Niente programmi, niente impegni. Solo un padre e un figlio. E un rapporto da recuperare.

La storia la racconta Antonio, adolescente normale dei primi anni ottanta del secolo scorso. I genitori sono separati, ma hanno un rapporto civile. Antonio vive con la madre, docente universitaria, e accusa silenziosamente il padre, matematico, di essere la colpa del divorzio. In realtà dei genitori sa molto poco, per non dire nulla. Li ama ma conoscerli anche no.
Unica "particolarità" di Antonio è che forse è malato. Ha avuto alcuni episodi di straniamento. I medici parlano di epilessia, ma tutto sommato la diagnosi non gli ha campiato la vita. Prende qualche medicina, deve usare qualche accortezza ma per il resto è un ragazzo come tutti gli altri.
Alla vigilia della maggiore età deve andare a Marsiglia da un luminare di fama internazionale per una visita. Dopo saprà se è guarito oppure no, se è "normale" oppure malato. Alla visita lo accompagna il padre. Dovrebbe essere un impegno rapido, non portano nemmeno la valigia, ma scoprono di dover rimanere a Marsiglia due giorni e due notti in cui Antonio non può dormire assolutamente. Che fare? Forse parlare e conoscersi, almeno un poco, e recuperare un rapporto che sta languendo.

Alla serata, per una serie di sfortunati eventi, eravamo solo in cinque. I ranghi ridotti ci hanno permesso però di discutere un poco del club e di parlare con più calma del libro, ovviamente tra una portata e l'altra ^_^.

La Calanque de Morgiou dove si fermano Antonio e il padre
con Adèle e Lucie durante la gita in barca
Povero Carofiglio, però. Non ci ha impressionato poi tanto.
Tutte abbiamo apprezzato la gradevolezza della lettura, ma pure notato che il libro è un libro furbo, studiato per piacere a un pubblico vasto. E del resto Carofiglio sforna un libro l'anno. E vende molto, anche all'estero.

E' un buon prodotto, curato e piacevole da leggere, ma per Annarita, Monica e Zaffira anche presto dimenticabile. Un libro molto maschile anche, pure maschilista. La madre di Antonio viene raccontata molto - il padre racconta come si sono conosciuti e innamorati, il loro matrimonio, la separazione che, con grande sorpresa di Antonio, è stata voluta proprio da lei - ma rimane una figura senza spessore, come sono senza molto spessore Adèle e Lucie, la coppia che incontrano durante una gita in barca e che li invita alla festa a Marsiglia e Marianne (l'incontro che secondo la terza di copertina cambierà la vita di Antonio per sempre il che ricorda di non fidarsi mai delle terze di copertina).
Sullo sfondo Marsiglia, che purtroppo resta solo uno sfondo, appunto. Qualche incontro ma è giusto un tocco di colore, e il bel capitolo dedicato al Jazz.

Vista notturna di Marsiglia
Per bilanciare le cose, però, bisogna dire che a Stefania e Cristina è piaciuto, proprio per la scorrevolezza e la velocità di lettura. Bello anche il rapporto padre e figlio che in questo libro hanno la possibilità di conoscersi come persone e non come genitore e figlio, creando un rapporto quasi da zero. Interessante anche l'accenno alla malattia di Antonio, vissuto tutto sommato con normalità.
L'epilessia è ancora oggi una malattia per molti versi tabù, innominabile. Certo si parla di piccoli centri ma non credo sia così diverso altrove.
Purtroppo si tratta anche in questo caso di un argomento che non viene approfondito.

Riassumendo: libro piacevole ma non indimenticabile. Un prodotto onesto che può piacere a molti ma magari fatevelo prestare.

Ho trovato solo una recensione, quella di Cristina:
Sarò generosa, arrotondo a quattro stelline. Diciamo che sono molto generosa ma la lettura è stata veloce e tutto sommato piacevole e oggi sono di buon umore (cosa strana).
Certo, il libro é costruito a tavolino per finire in classifica, ma con dignità e capacità, e toccando le corde giuste: un rapporto padre-figlio da recuperare, il figlio quasi adulto, un padre quasi anziano, una città interessante, qualche tematica sociale come la malattia e le coppie omosessuali sfiorata appena appena, qualche racconto di vita alternativa, un bel capitolo sul jazz. Tanta roba, pure troppa. Fosse stata approfondita sarebbe stato un ottimo libro.
Così si accontenta di finire in classifica, e di essere presto dimenticato. Ma per oggi sono quattro stelline.
 


Il libro del prossimo mese è Spesso sono felice di Jen Christian Grondahl, scelto da Cristina.


Prossima serata martedì 12 giugno 2018, ore 20.00 a casa di Miffi.