domenica 27 aprile 2014

Allargare le porte, prego!!!

E chi se lo aspettava che un rosa mi avrebbe sorpreso così tanto? Un rosa datato, oltretutto!
Nonostante stia attraversando un periodo di "non lettura", periodo che per il momento non accenna a scemare, ho letto con piacere questo romanzo.
Presenti in carne ed ossa alla serata:  io, Cristina, Stefania e Daniela e da Berlino, collegati via Skype, Maria Grazia e la new entry Cristina.
I problemi di connessione sono stati davvero molti, questa volta. L'audio andava e veniva e l'ascolto è stato davvero difficoltoso.



"Il figlio del diavolo", romanzo di Georgette Heyer, è più un testo teatrale che un romanzo. I dialoghi sono serratissima, le ambientazioni tutte in interni. Ho avuto quasi l'impressione di leggere una  moderna sceneggiatura per un film che un romanzo scritto nel 1932.
L'unica cosa che manca, forse, è la storia d'Amore. Al di la del ritmo, dei dialoghi, dei colpi di scena, delle gags dell'inedita coppia comica Duchessa-Zio Rupert, delle rincorse e degli equivoci ciò che non sento è la nascita e la maturazione di una storia romantica.
I protagonisti, inoltre, mi sembrano poco credibili: lui è assolutamente insopportabile (uomo che io eviterei come la peste) mentre lei è scialba e insignificante.
Meno male che i romanzi rosa terminano sempre con un fidanzamento o con un matrimonio, nulla dicendo del dopo. In questo caso credo proprio che la dolce e sbiadita Mary dovrà far allargare tutte le porte della sua futura dimora se vorrà passare. Ma te lo immagini il palco di corna che le farà quel donnaiolo impetinente del bel Dominic?  
 
E adesso un po' di commenti dei partecipanti.
Cominciamo con Cristina, la nostra espertona del genere rosa.

Niente sesso siamo inglesi! Ma quanto siamo romantici! 
E che ve sto a dì: uno dei miei libri rosa preferiti di tutti i tempi. Non so se sia il primo, ma Vidal è sicuramente uno dei primi "cattivi ragazzi" della letteratura rosa, tutto ringhi e grosse abbaiate per poi trasformarsi a tempo record in un adorabile cucciolo innamorato nelle mani di Mary, altra epitome dell'eroina classica: non bellissima ma piena di buone qualità e con una capacità sorprendente di prendere decisioni idiote. Come dire, la classica eroina con molti tratti della TSTL (Too stupid to live).  La motivazione per cui pensi, razionalmente, di poter sostituire la sorella salvando capra (detta sorella) e cavoli (il proprio e altrui onore, diciamo così) è privo di raziocinio, ma del resto ogni eroica eroina che si rispetti in realtà è una stronza in attesa di colpire basso per avere il proprio eroe nelle proprie grinfie. Persino più stupida la ragione per cui accetta le proposte di nozze del buon Comyn: amo troppo Vidal per rovinarlo costringendolo al matrimonio con me è una ragione dall'idiozia così profonda e totale da essere persino commovente. Eppure l'ironia, l'allegria, il tratto affettuoso con cui la Heyer muove i suoi protagonisti, siano essi principali o comparse, in questa sua piece così teatrale che non riesco a fare a meno di immaginare il sipario che si alza su di loro e il regista che grida: pubblico in sala, sono secondo me impagabili, e hanno conquistato il mio cuore di lettrice ora e per sempre.
Su tutti il personaggio di Rupert, magnificamene spassoso, e la scena in cui il valletto di Vidal fa la disamina di tutti i suoi precedenti datori di lavoro, tutti a suo dire mancanti di qualcosa, da quello con le gambette a stecchino a quello con collo corto e tozzo: mi sono ritrovata spesso a ridacchiare da sola. Profondità pari a zero, ambientazione in una Francia che non c'è, e non c'è mai stata, persino meno approfondita, ma tanto divertimento e tanto romanticismo ne fanno una storiella adorabile e fresca che si legge con piacere ancora oggi, a quasi un secolo di distanza, il che ci pone di fronte a un dilemma: ma è tanto cambiata la lettrice di rosa? Siamo davvero così poco cambiate in questo periodo? Perché a parte le badilate di sesso ridondante, e qualche frustino e manetta in più, non molto separa Mary e Vidal dai protagonisti di 50 sfumature di Grigio: è sempre la storia di quella insignificante che si piglia il figo riccone. Come dire, se ce l'ha fatta lei!


E qui di seguito il commento di Stefania:

Devo dire che ero parecchio prevenuta: un rosa, ambientato nella frivola società inglese di fine '700, che dicevano in stile Jane Austen era abbastanza per farmi scappare a disintossicarmi con un bel libro di fantascienza stile Asimov. Il fatto che nelle prime 3 pagine si capisse subito chi si sarebbe innamorato di chi a fine libro non mi ha disposta meglio. Pero' non so, sara' stata l'eroina in cui era facile identificarsi (a parte il fatto di essersi innamorata di un viziato aspirante assassino) o il ritmo serrato dell'ultima parte ma mi sono goduta il libro fino in fondo. Scivolatona melensa sul bacio fra i protagonisti ma che ci si puo' fare... sempre un rosa e'.

Ed ecco il libro per il prossimo incontro:
ACCABADORA di Michela Murgia.






Ci vediamo MARTEDI' 13 MAGGIO!!!

BUONE LETTURE
Francesca