domenica 18 ottobre 2015

All'unanimità...

Forse per la prima volta il nostro giudizio sul libro in esame è stato omogeneo: "La cartella del professore" di Kawakami Hiromi è stato bocciato all'unanimità!


Non c'è stato in realtà molto da dire sul romanzo. Gli aggettivi più utilizzati sono stati "inutile", "vuoto", "lento". Forse si salva solo la figura del professore, che tutto sommato ha qualche elemento d'interesse, ma la protagonista femminile, Tsukiko, non ispirà ne' comprensione e ne' simpatia.
Perchè questi due individui decidano di mettersi insieme è un mistero. Su cosa si basa il loro rapporto? Su grandi sbornie di Sake e su grandi mangiate di Tofu?
Maria salva del romanzo la parte finale, quando il professore riesce a vincere le sue resistenze e i dubbi sulla possibilità di poter amare ancora e si lascia andare. Ha trovato questa parte vera e commovente.
Monica, che aveva proposto il romanzo ricordandolo interessante, ha ammesso che forse quando lo lesse la prima volta era in una disposizione d'animo particolare, aveva evidentemente bisogno di lentezza e leggerezza.
Presenti alla serata: Monica, Daniela, Maria, Rita, Stefania, Catia e Francesca (io).

Leggo i commenti su Anobii e incredibilmente la severissima Cristina da a questo romanzo tre stelle (avrei giurato che non avrebbe concesso a questo testo nemmeno una stellina di consolazione!).
Leggiamo il suo commento
Divagazioni varie... e qualche considerazione.  Anni fa andò in onda un anime su due gemelli, uno tutto perfettino, l'altro - per reazione - scapestratello. Un giorno il gemello perfettino muore, credo investito, e quello non altrettanto perfetto si trova a doverne prendere il posto. Che rapporto c'è con questo libro? Nessuno, tranne il fatto che quell'anime aveva delle luuuuuuunghissime scene piene di nulla, alberi, fiori, rumore ci cicale, cose così. Lo abbandonai per noia totale, tanto che non so come sia andato a finire. C'è anche una altra scena che nulla ha a che vedere con questo romanzo: Gimli (o qualche altro personaggio) che parlando con un Elfo a Rivendell, credo, dice che lui ha dato il suo cuore a Galadriel, invece che a Arwen, "Tu hai scelto la Sera, ma io ho donato il mio amore alla Mattina, e nel mio cuore vi è presagio che presto svanirà per sempre".
Ecco, questo libro è noioso come il primo anime, pieno di scene che - per me - non c'entrano per nulla con la storia. Belle, delicate, pure introspettive, ma non vedi l'ora che si arrivi finalmente al dunque. Un qualunque dunque.
Ed è pieno di una nostalgia dolce, perchè comunque questo breve, noioso, racconto ha i suoi momenti di commozione, e la storia, di suo, è bella e inusuale.
Tra i due personaggi quello che ne esce meglio è Il Prof., che è ben più vivo e attivo della voce narrante, che non a caso si chiama Tsukiko (bambina della luna, come da nota del traduttore). Tsukiko infatti risulta infantile e petulante, molto più di quello che si dovrebbe aspettare da una donna di quaranta anni. Alla fine si capisce perchè lei si innamori del Prof., molto meno per quale motivo lui voglia lei, a parte quelli più beceri.
Nel complesso il libro mi lascia perplessa (cosa tipica quando mi trovo a leggere romanzi ambientati in Giappone o scritti da autori giapponesi). C'è uno scollamento tra me, lettore, e il romanzo. Culturale, emozionale, non so. Sicuramente finora non ne ho davvero amato nessuno. Questo ha i suoi momenti, orripilanti, come il capitolo Isola II che secondo me l'autrice ha scritto dopo troppi sakè, o belli, come l'ultimo, che ho trovato invece bello e commovente.
Nel mezzo troppi saké, troppa birra, troppi liquori e troppi pasti in questo o quel nomi-ya. Come sempre è questione di sensibilità.
Io, a quanto pare, per ciò che è nipponico non ne ho tantissima.


Molto stringata ma anche decisamente eloquente il commento di Daniela, che concede al libro una sola stellina
Insisto, perchè la gente scrive? Non farebbe tanto meglio a darsi alla pesca? O altri hobbies. E noi perchè paghiamo per libri così inutili?

Ed ecco il mio commento: anche io do al romanzo in esame una sola stellina.
Un amore basato sul Tofu e su grandi bevute di Sake. Lui amabile e simpatico ma lei assolutamente insopportabile; la quasi quarantenne più infantile della letteratura mondiale! Romanzo delicato, pure troppo e assolutamente vacuo!
Piccola nota interna al gruppo: è stato proposto che dalla prossima volta chi sceglie il libro preparerà anche la torta del dopo cena.
Quindi toccherà a Stefania preparare qualcosa... infatti l'incombenza di proporre un romanzo è capitata proprio a lei. Ed ecco quello che ha scelto: "IL POSTINO DI NERUDA" di Antonio Skàrmeta.


La prossima volta ci incontreremo a casa di Maria, sempre per il dopocena, quindi alle 20.30.
L'incontro è fissato per martedì 10 novembre.
Buona lettura a tutti

Francesca

mercoledì 7 ottobre 2015

I CONSIGLI DI... STEFANIA

Ecco a voi i consigli di Stefania... Ancora tre libri, tre consigli, tre piccoli gioielli. A voi la scelta e il giudizio!!!


Un incantevole aprile
Di Elizabeth von Arnim

Una storia raccontata con grazia e una forte ironia. L'ambientazione e' bellissima, in Liguria a primavera, quando tutto si riempie di fiori. Si tratta della storia di quattro donne, tutte per qualche ragione stufe e deluse della propria vita in Inghilterra, che decidono di affittare un castello per un mese in Italia per le vacanze. A contatto con la rigogliosa natura del luogo "mettono gemme" anch'esse, riflettono sulla vita passata e si addolciscono, ponendo le basi per una vita futura. Il tutto viene raccontato con ironia e con una profonda conoscenza dell'animo umano. Un libro da leggere.



Alieni e no
Urania 1091
Di Clifford D. Simak

Una serie di raccontini godibilissimi: la vita sulla ormai abitata anche da alieni vista dagli occhi di un ragazzino che ha tutti gli amichetti alieni, una tregua nella guerra fra la Terra e un popolo alieno incomprensibile visto dagli occhi di un generale stressato, un nuovo vicino di casa misterioso, un barattatore con tre occhi da una diversa dimensione e per finire uno dei racconti più belli e famosi di Simak: la creatura. Un'astronave di mercanti atterra su un pianeta alieno cercando piante o animali da prelevare e commerciare. Il pianeta sembra il giardino dell'Eden con cibo e acqua disponibile senza fatica grazie a strane creature ibride animali e vegetali che si immolano ai nuovi venuti. La cosa veramente strana è che il pianeta è apparentemente senza nessuna difesa...




La lunga attesa dell'angelo
Di Melania G. Mazzucco

La storia del Tintoretto. Un libro difficile, da leggersi poco per volta. Ci ho messo mesi a finirlo. Tintoretto, ormai molto vecchio, sta morendo e ripercorre la sua vita, con le persone che ha amato, la Venezia del tempo, i costumi all'inizio abbastanza liberi e poi sempre più opprimenti. Bello, bellissime le riflessioni sulla vita di cui è infarcito tutto il libro, il non servilismo verso i potenti, la leggera ironia. Tintoretto non ne emerge come un brav'uomo, ma come dotato di una personalità complessa, spesso egoista, ma molto acuto nel giudicare gli uomini.

venerdì 11 settembre 2015

Il mondo di ieri, di oggi, di domani

Ho partecipato all'incontro ma da spettatore. Non avendo letto il libro necessariamente è stato così.
Per la prima volta da quando esiste il gruppo del Naso ci siamo incontrati per un dopocena: una torta, delle bibite, qualche caffè... ed è stato tutto talmente leggero e piacevole e la discussione concentrata e interessante che abbiamo deciso di ripetere l'esperienza anche al prossimo incontro.
Eravamo: Daniela, Catia, Marilaura, Maria, Monica, Claudio, Augusta, Stefania ed io (Francesca).

Il libro (Il mondo di ieri - Stefan Sweig) ha suscitato una accesa discussione anche se non tutti erano riusciti a finirlo, un po' per abbandono e un po' perchè la lettura ha richiesto una concentrazione maggiore del solito.


Monica ha sottolineato la totale assenza di donne nella narrazione di Sweig, nonostante nella vita dello scrittore siano transitate, e forse solo transitate, ben due mogli. Ed è sua una frase che mi ha davvero colpito: "E' un libro che parla del mondo di ieri, di oggi e di domani. Non impariamo dai nostri errori."
Marilaura lo ha definito "uno spaccato di un'epoca" anche se ha trovato francamente strano che un uomo come Sweig, aiutato certo dal fatto di essere uno scrittore famoso e di successo, abbia incontrato e sia stato amico di tutti i più grandi scrittori e intellettuali del tempo, alcuni conosciuti e incontrati per fortunate quanto sospette coincidenze. Questa cosa l'ha trovata un po' falsa e forzata.
Claudio, che ha proposto questa autobiografia, ha trovato il libro molto moderno e ancora tragicamente attuale in molte sue parti. E anche lui pronuncia una frase che mi ha dato molto da pensare: "L'Austria e la Germania erano pronte per il Nazismo. Non potevano evolvere se non passando attraverso questa realtà."
Anche a Daniela il libro è piaciuto molto. Contrariamente ad altri, non lo ha trovato autoreferenziale ma invece estremamente ricco di spunti e di temi di discussione.
Per Stefania (che ha trovato l'E-book difficile da leggere) e Augusta (che però non lo ha terminato) è un libro interessante. Anche Catia non è riuscito a finirlo e ha trovato difficoltoso il linguaggio piuttosto arcaico, ma nonostante questo le è piaciuto molto.

E adesso un paio di resensioni trovate su Anobii.
Ecco quella di Cristina, assente alla serata perchè in vacanza.
Due sole stelline per lei... ed ecco perchè!

Sarò strana io, ma questo libro proprio non mi piace. Peggio, non mi riesce a piacere nemmeno l'autore.
Vado controcorrente. A me questo libro proprio non è piaciuto. Non mi è piaciuto lo stile (potrebbe essere anche la traduzione ma non credo, sta fissa dei concetti ripetuti tra volte non credo sia un vezzo di traduzione) e non mi è piaciuto il contenuto. Oddio, non la storia in se, quella è ferma e immutabile, anche se se ne possono leggere pagine diversissime partendo da un unico evento. No, non ho sopportato quello che Zweig decide di raccontarci di se e di quel periodo. Non riesco a credergli, non riesce a convincermi. E la sua tragica storia personale non mi fa apprezzare di più questo libro.
Soprattutto la prima parte è tutta un superlativo: tutto bellissimo, splendido, meraviglioso. Guarda quanti amici che ho, sono tutti in gamba, tutti mi vogliono bene. Incontro solo persone meravigliose e tutti mi aprono la loro casa, ecc. ecc. Posso viaggiare: che bella Berlino, Parigi è splendida, Londra un poco meno, ma li non mi si filano manco per niente visto che io non faccio sport e non vado a caccia!
Come se Sweig vedesse il passato solo attraverso lenti rosa. Cosa comprensibile, vista la sua storia personale. Ma viene da chiedersi se tutto quello che scrive sia vero o non sia una sua visione degli eventi di allora, scritta cercando di evitare tutti gli aspetti spigolosi, e sforzandosi di ricordare solo il bello e il buono.
Mi perde definitivamente abbastanza presto, quando raccontando del suo ultimo incontro con Herzl (cui deve molto) e questi gli chiede di andarlo a trovare dice: “Glielo promisi, ben deciso a non mantenere la promessa, giacché quanto più amo una persona, tanto più ne rispetto il tempo”. Che modo formalmente gentile e ipocrita di nascondere al lettore la propria viltà e il desiderio di evitare problemi. Cosa che viene ripetuta anche più in là nel testo, quando sottace di essere fuggito dall'Austria (a ragione) ma di averci bellamente lasciato mamma e moglie. Poi più tardi dice di aver invece frequentato assiduamente Gorkij e Freud anche quando questi erano malati o in esilio. Si vede che gli stavano sulle ciufole, loro!
Dalla frase su Herzl in poi ho letto tutto con poca fiducia nella voce narrante, il che ha reso l'esperienza abbastanza pesante. Ci sono capitoli interessanti (Eros mattutinus, gli ultimi due, in cui si sente la disperazione di chi viene privato della patria) e il libro è scritto bene, ma ho trovato il punto di vista dell'autore poco affidabile, e non son proprio riuscita a apprezzare il racconto.
Alla fine mi è rimasta l'impressione di un uomo che ha avuto tutto (successo, ricchezza, possibilità di fare quello che voleva, amicizie importanti) ma che è sempre stato avvitato su se stesso, nell'impossibilità caratteriale di prendere una posizione forte, e sempre attanagliato dai dubbi e dall'insicurezza. Da una parte crede nella libertà sessuale (vedasi Eros mattutinus), ma quando racconta della libertà di costumi dopo la prima guerra mondiale lo fa bacchettando i comportamenti poco consoni della gioventù (specie le ragazze). In un paio di punti si fa sfuggire qualche commento omofobo. Odia violenza e dittatura, ma poi ci racconta un simpatico aneddoto su Mussolini e, chissà come mai, non ne parla male. Dice che è un dittatore ma, guardate, quando gli ho chiesto qualcosa che bravo che è stato! Ha venduto milioni di copie, ma si chiede sempre come mai, è sempre attanagliato dai dubbi sulla sua vera qualità come scrittore. E devo dire che mi ha sorpreso, dato tutto il suo successo all'epoca, di non conoscerne nemmeno il nome, come se dopo la guerra fosse stato cancellato del tutto dalle antologie, cosa che non è successa per Hesse, Mann e un sacco di altri autori coevi. Qui forse entra in gioco anche lo snobismo dell'autore "serio" messo a confronto con quello che vende un sacco: quello che vende viene quasi sempre guardato con sospetto. In questo, povero Zweig!Pare che all'epoca nessuno vendesse come lui, ergo gli altri scrittori ne parlavano spesso male.
Mi chiedo poi come mai in questo libro non ci sia nessuna figura femminile, solo poche pennellate qua e la, quando sul fastidio di Rilke per le voci irritanti si spendono pagine su pagine. E si che ha avuto ben due mogli, insomma, qualcuna avrà significato qualcosa, no?
Non so se mi leggo altro di questo autore, probabilmente si, per farmi una idea migliore del suo lavoro, che da questa autobiografia parziale non può venire rappresentato.

Quattro stelle per Daniela:
Un bella testimonianza di un periodo importantissimo per la storia di tutta l'Europa, non solo per l'Austria in cui è nato e cresciuto Stefan Zweig. Meglio di un'autobiografia, visto che di sè parla solo come testimone mentre racconta soprattutto della vita sociale, intellettuale e politica prima della Prima Guerra Mondiale a tutto il periodo fino alla Seconda. Meglio di un libro scolastico, che propone solo date, meglio di un saggio incentrato sul periodo che forse servirebbe solo ad uno studioso storico. Con la leggerezza dell'autobiografia entriamo nella Storia.

L'incombenza di scegliere il libro per il prossimo incontro è ricaduta su Monica che ha proposto LA CARTELLA DEL PROFESSORE di Kawakami Hiromi.


Appuntamento MARTEDI' 13 OTTOBRE alle ore 20.30 a casa di Daniela per uno spensierato, allegro, arricchente e stimolante dopocena.

A presto e buona lettura a tutti
Francesca

martedì 18 agosto 2015

Personaggi di carne ed ossa

L'impressione che io ho avuto leggendo il quarto romanzo della ricca bibliografia di Carlo Sgorlon è stata proprio quella di avere a che fare con personaggi reali, vivi, carnali, che in ogni momento tentavano di uscire dal libro. Eliseo e Rita esistono davvero, o sono esistiti davvero, in qualche paese del Friuli collinare, in qualche casa friulana di quelle tipiche, a tre piani (terra, primo e mansarda), con anessa stalla e legnaia...e naturalmente vigneto sul retro!
Ma chi mi aveva detto che Sgorlon era noioso?


Serata calda, caldissima ma ciononostante piacevole.
Cristina ha cucinato per noi, nell'erronea convinzione che morissimo di stenti.
Dopo l'abbondante cena ci siamo trasferiti in giardino. Nove seggiole intorno ad un tavolinetto basso, la luce della strada e il fumo di uno zampirone. Le nove seggiole erano occupate da Daniela, la padrona di casa, Cristina, la cuoca e poi da Catia, Augusta, Monica, Stefania, Maria, Claudio e da me (Francesca).
Il romanzo è stato apprezzato da tutti, anche da chi, non essendo friulano, forse non riesce del tutto a capire certi meccanismi mentali, certi ragionamenti o un certo modo di vedere la realtà che sono tipici della gente friulana: la dignità ad ogni costo, il culto del lavoro, l'incapacità di stare con le mani in mano, il pudore nel chiedere.
Eliseo è un personaggio di grande spessore morale. Ha commesso un grave errore, ha pagato per questo un prezzo alto ma giusto e lui lo sa e adesso cerca, con grande rigore, di rifarsi una vita, ma non è facile. Molti gli voltano le spalle, in tanti non vogliono avere a che fare con lui.
Ma la sua calma, la sua saggezza, la sua correttezza, la gentilezza, la puntualità e le sue capacità manuali presto lo faranno apprezzare da tutti e le cose cominceranno a cambiare.
E' una storia semplice, breve, vivida, raccontata rispettando il ritmo delle stagioni, il tempo della natura e le sue leggi.
Sgorlon scrisse il romanzo nel 1973 in italiano ma molti hanno letto la versione tradotta in friulano.

E adesso un po' di commenti scovati su Anobii.

CRISTINA:
La mia valutazione si orienta più verso le 3 stelle e mezzo.
E' una piccola, toccante, storia di una vita che riparte da zero, dopo un errore di quelli cui non si può porre rimedio ma si devono solo espiare.
Il protagonista affronta la nuova vita con dignità e coraggio, ma anche con un certo orgoglio che è tipico del friulano: quello di rimboccarsi le maniche e riprendere le redini della propria vita attraverso il lavoro è ancora, grazie al cielo, una caratteristica degli uomini e delle donne originarie di quel "piccolo compendio dell'universo" che è il Friuli. Pocjes monades, e a lavorà.
Certo il Friuli che descrive Sgorlon non esiste più, ma ne rimangono tracce profonde che danno speranza. Sotto sotto siamo ancora fissati con il lavoro, anche duro, e con il mattone (la casa).
Abito proprio nella zona in cui si svolge il racconto, ed è bello ritrovare, nonostante il tempo trascorso, luoghi e persone non così diverse da come sono descritte. Mio padre è nato negli anni 40, certe scene me le ha raccontate, così come mia madre, che per andare a vedere i primi spettacoli televisivi si faceva, con gli amici, chilometri a piedi nei campi e su strade sterrate, senza che le paresse faticoso.
Unica difficoltà, pur essendo il friulano la mia lingua madre, è stata la lettura in lingua. Tra dove abito e il luoghi del racconto ci sono meno di dieci chilometri, tuttavia il friulano è già diverso: durante la lettura ho dovuto troncare metà delle vocali finali perchè io ne uso di diverse ^_^.

DANIELA ****: 
Nella semplicità della scrittura e nella descrizione della vita friulana dell'epoca (dopoguerra), il libro è profondamente chiaro, toccante, vivo. Le figure dei protagonisti ci coinvolgono come fossimo noi stessi a vivere quel periodo, quella situazione e quei sentimenti, immedesimarsi in loro ed in particolare nell'animo di Eliseo è stato un tutt'uno. Lo scorrere delle stagioni rispecchia lo stato d'animo e il ritmo di vita dei personaggi, il riconoscere luoghi familiari ha reso ancora più caro leggere questo libro. Non capisco però perchè sia, o sia stato, un libro di lettura per le scuole medie, dubito che i ragazzi di quell'età possano provare interesse per un tempo che risale a 60 anni fa circa, o che possano provare l'emozione di ricordare passaggi che sono propri della nostra infanzia, o che la trama, così circoscritta nella zona, nel tempo e nelle persone che la vivono, possa essere capita ed amata dagli studenti medi.

STEFANIA ****:
 Un libro che è il ritratto di un popolo com'era e forse in parte com'è ancora. Un ergastolano omicida torna a casa in un paesino del Friuli in seguito a una grazia. Sono gli ultimi anni 50, lui è stato in prigione 27 anni, perdendosi la guerra, la resistenza, il progresso tecnologico. Arriva, viene riconosciuto e subito isolato. La sorella gli esprime tutto il suo disprezzo, nessuno gli dà lavoro o un posto dove dormire. Lui in fondo non è cattivo: ha ucciso un uomo in un momento di rabbia, ma in prigione è cambiato e maturato. Un non-friulano andrebbe a cercare di ricrearsi un'esistenza dove non lo conoscono, ma le radici sono così importanti per questo popolo che lui rimane lì. Riesce a trovare una camera in affitto, un lavoro prima saltuario poi un po' più stabile. E' friulano, il suo rispetto per sé stesso passa attraverso avere un lavoro, lavorare tanto senza lamentarsi, avere una casa. Lavoro e casa, casa e lavoro, non un divertimento, non uno sgarro, non una risata... giù a testa bassa a lavorare. Poi l'amore per la padrona di casa, un lavoro più redditizio, la proposta di matrimonio. Ma anche lei, vedova che vivacchia come sarta e con la pensione del marito è friulana: vorrebbe tanto risposarsi, avere qualcuno, è talmente sola da aver accettato di mettersi in casa un assassino, ma perderebbe la pensione del marito; se quell'uomo muore non avrebbe niente con cui fare studiare il figlio. Così rifiuta la proposta di matrimonio. Lui vorrebbe andarsene, ma di nuovo è friulano, non riesce a lasciare la sua terra, resta lì. Alla fine tutto si assesta su questa strana famiglia, che famiglia non e': vedova, figlio e ex-ergastolano, che si fanno compagnia, si vogliono bene e si aiutano a vicenda. Un finale non allegro ma neanche disperato. In tutto questo bellissime le descrizioni dei paesaggi, l'amore dell'autore per la sua terra, il racconto del passaggio da un'epoca molto arretrata alla modernità, con i problemi di adattamento delle persone non più giovani.

E adesso il libro per la prossima volta.
"IL MONDO DI IERI - ricordi di un europeo" di Stefan Sweig.
Il libro è stato scelto da Claudio.


Ci vediamo MARTEDI' 8 SETTEMBRE alle ore 20.00, nella nostra nuova sede, a casa di Daniela!!!
A presto e buone letture a tutti

Francesca

domenica 19 luglio 2015

I CONSIGLI DI... CLAUDIO (o meglio, i suoi libri cari)

Claudio mi invia tre titoli e basta... Penso nuovamente che sia una persona di poche parole, forse timida e lo sollecito a scrivermi due righe per motivare la sua scelta. Dopo un po' mi arriva questa mail che ho letto in silenzio e che mi ha davvero colpita. Ma lascio parlare "il nostro uomo".

Ciao,ti ringrazio dell' invito a parlare dei libri che ho scelto.
Prima di tutto, il termine "imperdibile" puzza sempre un po' di presunzione e di ipocrisia (quante volte ci siamo fidati dei consigli letterari di qualcuno per poi pentirsene?), molto meglio allora l' aggettivo "libri cari" piú evanescente.
Allora i "libri cari"sono secondo me quelli che riconosci subito nella libreria, sono i "libri parlanti".
Questi sono strani esseri, sempre malconci, con le copertine rabberciate e molli.
Ma attenzione, l'apparenza a volte inganna! Li apri e scopri che il loro animo é gentile e cordiale, scorri le loro pagine lise e scopri, oltre alle orecchie e innumerevoli macchie di caffè ed altro, le tue annotazioni, i passaggi marcati a matita (come il vomere di un aratro), oggetti strani usati come segnalibri (cartoline, foglietti, scontrini , a volte poetici fiori appassiti e quadrifogli miracolosi).
Sono parlanti perché parlano anche di noi, sono stati nei nostri zaini a scuola, nelle nostre valigie durante i viaggi, sul comó prima di coricarci e nei momenti di solitudine ma anche di gioia.
Sono libri di compagnia che quando li apri ti consolano un po', d'altronde perché si scrive? Per consolarsi un po', io credo.
A parte questo, i libri sinceri parlano del loro autore, delle sue aspirazioni, del suo mondo e se sono sinceri il loro tono é sempre pacato, affettuoso, premuroso, ti vogliono aiutare non angosciarti, non ti danno dubbi ma domande, non certezze ma spunti, idee, incoraggiamenti.
E allora per spiegare la scelta dei miei imperdibili li faccio parlare!




Da "Montagne di una vita"di Walter Bonatti: é quando sogni che concepisci cose straordinarie, é quando credi che crei veramente, ed é soltanto allora che la tua anima supera le barriere del possibile.


Da Albert Camus: non seguirmi, potrei non condurti, non starmi davanti, potrei non seguirti, stai invece al mio fianco e sii mio amico.


Da il Prete bello di Goffredo Parise: 50 lire? Ehh?!  In quell' eh c'era tutta la fame di sempre. Poi scendemmo da via s. faustino in direzione di casa. Eravamo 2 angeli, e le nostre tasche erano piene di stelle piú care e preziose di quante si stavano accendendo in cielo.

Ma forse,non mi sono spiegato bene, insomma gli imperdibili sono dei libri da leggere per emozionarsi e poi tenere in qualche imbuto della memoria come dei buoni amici.

Grazie Claudio, ti sei spiegato benissimo!!!

venerdì 17 luglio 2015

Se una notte d'estate dei lettori...

Ci siamo riuniti da Daniela, che ormai da qualche mese ci ospita a casa sua. Eravamo in nove: Daniela, Maria, Stefania che ha portato anche la sua amica Monica, Claudio, Marilaura, Katia, Augusta e io, Cristina.
Non sono potute venire Rita e Francesca, che aveva scelto il libro del mese. Si è quindi riproposta una situazione ormai abituale, per noi: chi sceglie il libro di rado poi riesce a venire a parlare del tomo la volta dopo.
La serata era molto calda quindi la nostra riunione, dopo un rapido spuntino interno, si è presto trasferita all’aperto, tra i numerosi gatti del quartiere e con la compagnia della cagnolotta di Daniela, che ci è stata ad ascoltare.
Devo dire che la discussione sul libro è stata interessante, anche se presto ha preso strade tutte sue che ci hanno portato a Oscar Wilde, alla critica letteraria italiana e ai viaggi.
Purtroppo il pur notevole libro di Calvino non è stato molto apprezzato. Temo anzi che a parte Marilaura e la sottoscritta nessuno dei presenti sia riuscito a finirlo.


Scoglio principale la trama/struttura del libro, che racconta di un lettore (anzi del lettore per antonomasia, dato che Calvino si rivolge direttamente a chi ha il volume tra le mani) che acquista un libro e quando lo inizia si accorge che i capitoli sono tutti uguali, che c’è stato un errore in fase di rilegatura. Tutto preso dal desiderio di finire il racconto il protagonista comincia la ricerca del romanzo completo, ma si trova ad avere tra le mani sempre e soltanto il capitolo iniziale di un altro romanzo, senza mai poter completare una storia che sia una.
Maria, Augusta, Katia, Claudio e Daniela hanno interrotto a vari stadi la loro lettura, con Augusta che arrivando all’ottavo capitolo è stata quella che più si è avvicinata alla meta. Stefania aveva tentato anni fa l’impresa e, pur avendo apprezzato tutte le precedenti opere di questo autore, su “Se una notte d’inverno un viaggiatore” si era incagliata pure lei.
Marilaura, che lo ha letto appena pubblicato e ha approfittato per rileggerlo, ha particolarmente apprezzato la capacità di scrittura di Calvino, l’indubbia maestria nel creare dieci storie diverse più la cornice, tutte con il loro stile. Ha trovato staordinario come Calvino riesca a catturare l’interesse del lettore abbastanza da farlo proseguire nella lettura, anche se sa già che la storia non andrà da nessuna parte, se non a un nuovo inizio.
Sempre che il lettore ce la faccia a proseguire, ovviamente.
Purtroppo nel nostro caso non ce l’ha fatta quasi nessuno.
Al fin della fiera, anzi, della discussione, tutti abbiamo ammirato il talento di Calvino, ma il suo testo ci ha lasciato freddi, come di fronte a un esperimento o a un esercizio di stile: magari straordinario da ammirare, ma non coinvolgente. Non abbastanza da spingerci a finire il libro, almeno.

Recensioni da Anobii:

Cristina 1 stella
Vale 4 stelle, minimo, ma proprio non mi è piaciuto.
La "qualità" del libro è sicuramente molto più elevata del voto che gli do, che misura solo ed esclusivamente quanto mi è piaciuto. La qualità della scrittura, la capacità di modificare il proprio stile così tanto da rendere ogni capitolo-incipit unico e credibile, anche solo la struttura del libro sono straordinari, e lasciano ammirati.
Purtroppo io sono una lettrice emotiva, più legata all'empatia con i personaggi che al resto, e pur ammirando il lavoro di Calvino devo dire che non l'ho amato affatto. Anzi, non di rado l'ho trovato frustrante e difficile da leggere.
Stessa emozione che avevo provato anni fa, alla prima - parziale - lettura.
Resta straordinario il primo capitolo, con la descrizione dell'entrata in libreria da parte del lettore che ho trovato esilarante e geniale (chi non ha il suo bravo scaffale di Libri Che Hai Sempre Fatto Finta D'Averli letti Mentre Sarebbe Ora Ti Decidessi A Leggerli Davvero) e il capitolo VIII Dal Diario di Silas Flannery, in cui mi sono immersa felicemente, mentre quasi tutto il resto del libro mi è parso un esperimento. Interessante ma freddamente clinico.
Credo che Calvino non sia scrittore per me, tuttavia questo è un libro che consiglio di provare a tutti, per farsi una idea personale, e per ammirare un testo che è sicuramente miliare nella storia della letteratura moderna italiana.

Daniela 1 stella
 Sul virtuosismo e le capacità scrittorie di Calvino tanto di cappello, ma io sono una lettrice e non ho interesse a cimentarmi nella scrittura, quindi questo libro, che ho presto abbandonato, non mi ha lasciato proprio nulla.

Francesca 4 stelle
Ricordavo questo libro, letto una decina di anni fa, come un romanzo piuttosto oscuro, affascinante ma poco coinvolgente. Confermo questa impressione, solo che la rilettura mi ha rivelato una curiosa verità: nella mia memoria, gli stralci di romanzi erano diventati romanzi completi, romanzi che ricordavo vagamente di avere letto, che mi avevano colpito ma dei quali non ricordavo ne' il finale e ne' il nome dell'autore. Leggendolo quindi mi si faceva chiara questa verità nascosta e in me lo stupore diventava sempre più grande. 
Dall'inizio alla fine mi sono meravigliata per le straordinarie trovate stilistiche, per la capacità di Calvino di adattare lo stile al genere, all'ipotetico autore e la trama, benchè nebulosa e tutto sommato inesistente, si è snodata sotto i miei occhi come un fascinoso fantasy.
E' un libro che ho amato!


Il prossimo libro è stato scelto da Maria. E’ Prime di sere, di Sgorlon, che Maria consiglia di leggere in friulano, ovviamente solo a coloro che il friulano lo conoscono. Gli altri possono leggerne la versione in italiano, intitolata Il vento nel vigneto.


Ci si vede martedì 11 agosto, solita ora, sempre a casa di Daniela.


martedì 23 giugno 2015

I CONSIGLI DI.... DANIELA

Continua l'interessante rubrica degli "Imperdibili". Questo mese è il turno di Daniela.
Senza induglio vi presento i suoi tre libri preferiti!!!

Fiorirà l'aspidistra di George Orwell


Dovremmo leggerlo tutti intorno ai 27-30 anni, ci assomiglia così tanto. Pochi di noi sono arrivati ai fatidici 30 senza problemi e con scioltezza. Pochi di noi non hanno vissuto la famosa “crisi dei trentanni”.
Orwell è maestro nel descrivercelo, anche se questo è considerato un romanzo minore, si percepisce tutto il futuro che scriverà.

la famiglia Moskat  di Isaac B. Singer


Per quanto un bel tomo di più di 500 pagine è un romanzo coinvolgente e interessante. Dal punto di vista culturale e storico, fedele alla vita di quel periodo ma raccontato all'interno della famiglia. Un libro che non può mancare.


La ballata di Iza di Magda Szabò


Ho rivissuto emozioni seguite alla morte della mia nonna, con la certezza ormai compresa che anche lei aveva sofferto moltissimo quando la figlia (mia madre) ha chiuso definitivamente la sua casa e l’ha portata a vivere con sé, ormai troppo anziana per autogestirsi ma troppo viva e vitale per essere “badata” in casa sua da estranei. La protesta velata della nonna era contro la noia delle giornate e chiedeva continuamente di poter fare qualcosa di bello per passare il tempo, ma il suo prodigarsi nel fare i letti di tutti, a far da mangiare o altri lavori di casa cui si era dedicata tutta la vita, veniva visto con irritazione da mia madre, che non tollerava (lei così precisa e ordinata) di vedere i letti fatti un po’ sghembi, i pranzi troppo grassi per i suoi gusti, ecc. ecc. Nemmeno le sue lunghe chiaccherate con le vicine (curiose e pettegole secondo mia madre) erano tollerate perché c’era sempre la possibilità che la nonna raccontasse qualcosa di troppo privato che generalmente mia madre teneva all’interno della propria famiglia. La difficoltà inoltre nell’accogliere, in una casa con la distribuzione dei ruoli già collaudata, una persona nuova, ha portato senz’altro ad una confusione generale mal tollerata. La storia della nonna non è finita tragicamente come quella di Etelka, ma restano le domande più intime sul nostro modo  di scombinare così fortemente gli ultimi anni della vita delle persone a noi più vicine arrogandoci il diritto di sapere cosa è meglio per loro o pretendendo che cambino totalmente i loro ritmi e le loro occupazioni senza rispettare i loro sentimenti e i loro bisogni di poche ma importanti certezze.
Iza poi è così brava e perfetta da non capire che Etelka era più legata all’ex marito di Iza che a lei, sua figlia. Così sicura di aver fatto sempre le cose giuste da rimanere offesa quando l’ex marito le fa notare la sua incapacità di amare e le ricorda che anche lui se ne è andato perché cercava un affetto profondo e vero piuttosto che una posizione sociale più importante ed uno standard di vita moderna.
Un libro bellissimo, commovente, che pone moltissimi pensieri sulla nostra capacità di amare.
 



mercoledì 10 giugno 2015

Distratti dal cibo... o forse è il libro che...

Comincio subito con il dire che la cena, organizzata da Daniela avvalendosi della professionalità di un ottimo catering, era deliziosa.
Abbiamo mangiato davvero bene e abbiamo pagato una cifra assolutamente contenuta!
E poi io adoro la cucina etnica, quei sapori esotici e speziati mi fanno letteralmente impazzire!!!!
Forse distratti dall'ottimo cibo e dalle chiacchierate amene, la discussione del libro è stata abbastanza sterile: bello, mi è piaciuto, non mi è piaciuto, così così...
Nel complesso il libro ne è uscito senza infamia e senza lode. Forse i libri belli, interessanti ma non bellissimi suscitano discussioni abbastanza piatte. Vuoi mettere quelle discussioni accorate di libri che o ami o odii!!!
Fatto sta che non ricordo quasi nulla di quello che ci siamo detti ieri sera approposito del romanzo LA MASSERIA DELLE ALLODOLE di Antonia Arslan.


Catia ha fatto fatica all'inizio, Claudio ha trovato pesante il finale e abbastanza noioso tutto il romanzo, nemmeno la loquacissima Cristina si è dilungata più di tanto nella discussione del romanzo in questione (e non mi aiuta nemmeno con Anobii, visto che non ha lasciato nemmeno un commento), Stefania e Rita l'hanno apprezzato... o forse no, Marilaura si aspettava qualcosa di più, più storia, più fatti, a Daniela è piaciuto e ci consiglia di guardare anche il film, Maria non l'ha letto.
E io? Non ricordandomi la discussione di ieri posso parlare per me.
La prima volta che lo lessi, circa sei o sette anni fa, la storia tremenda dell'eccidio degli armeni del 1915, le sue dinamiche, la sua crudeltà, avevano preso il sopravvento e al tempo diedi al libro un voto molto alto. La rilettura ha messo in luce quei difetti che l'emotività aveva celato. Soprattutto l'ultima parte, a mio avviso, sembra una storia di avventura per ragazzi, con dame francesi che cercano l'emozione nell'avventura, carrozze con doppio fondo, una città che continua nelle sue frivolezze senza quasi accorgersi dei miasmi di morte che appestano le sue porte, e poi finti malati e veri medici, estremi sacrifici, e finalmente la salvezza.... ma il tutto viene descritto velocemente, in fretta, concludendo in poche righe una storia che avrebbe meritato un finale un po' più introspettivo.
Come accade spesso nelle mie letture degli ultimi tempi, le vere eroine sono le donne: donne belle, coraggiose, generose e piene di grazia nonostante la tragedia che le schiaccia e le uccide.
Presenti alla serata: io (Francesca), Catia, Claudio, Rita, Marilaura, Daniela, Maria, Cristina e Stefania.

Su Anobii non ho trovato nessuna recensione ne' da Stefania ne' da Cristina, che di solito le lasciano sempre. Se lo dovessero fare nei prossimi giorni provvederò ad aggiungerle qui.

E infatti, ecco qui  il commento di Cristina e il mio.

CRISTINA:
Secondo me non ha molto senso valutare questo libro nella sua qualità letteraria. Il lettore, se appena è dotato di un poco di empatia, si lascerà travolgere dalla tragedia, e lascerà perdere la forma.
Di buono ha sicuramente che è scritto in maniera asciutta e non ci sono descrizioni particolarmente cruente delle violenze perpetrate su questo popolo. Proprio per questo risulta efficace: la violenza e la crudeltà le immagini e il loro impatto è maggiore, e più profondo.
Purtroppo non ha nulla di storico: rimane il racconto della tragedia di una famiglia più che di un popolo. Emblematica, sicuramente, ma non esaustiva sui motivi politici e economici che stanno dietro a questo genocidio di cui non si parla mai.
Nel mio caso, che sono lettrice che si affeziona ai personaggi, la lettura ha lasciato poco: sono, secondo me, tutti poco approfonditi e mancano di personalità. Del resto la Arslan trascrive i racconti del nonno e degli altri familiari, ascoltati da bambina, e aggiunge poco di suo, non so se per scelta stilistica o perchè riteneva che fosse meglio così. In questo modo il romanzo resta asciutto nella forma, ma manca secondo me di quel qualcosa in più che lo avrebbe reso vivo e indimenticabile.


FRANCESCA:
La rilettura mi ha vista evidentemente più fredda rispetto a ciò che andavo leggendo. Se la prima volta la crudezza della storia aveva nascosto tutto il resto, stavolta mi sono resa conto di alcune povertà nel linguaggio e anche di alcuni difetti di forma, soprattutto nella parte finale del libro.
Resta comunque un ottimo romanzo che racconta, senza approfondire dal punto di vista storico, una delle pagine più tragiche della storia del 20° secolo vista dal punto di vista di una famiglia armena che vive tranquillamente in una piccola cittadina dell'Anatolia.
Tre stelle e mezzo


E adesso veniamo al prossimo appuntamento.
E' stato estratto il mio nome e io ho proposto come lettura del mese SE UNA NOTTE D'INVERNO UN VIAGGIATORE di Italo Calvino.


Ci incontreremo MARTEDI' 7 LUGLIO alle ore 20.00 a casa di Daniela.

A presto e BUONE LETTURE A TUTTI
Francesca

mercoledì 20 maggio 2015

I CONSIGLI DI... MARIA

Come accennato nel precedente post, lancio una nuova rubrica: I CONSIGLI DI...
A turno, i partecipanti al gruppo di lettura Il Naso nei Libri indicheranno tre "imperdibili", tre libri assolutamente da non perdere, motivando brevemente il perchè della loro scelta.
Ho deciso di cominciare con Maria.

Ecco qua  i miei imperdibili:
FURORE  di  John Steinbeck.  
E' un libro sempre attuale nel raccontare il potere dell’economia, la disperazione sociale e la paura del cambiamento. Assolutamente imperdibile

LA MIA FAMIGLIA E ALTRI ANIMALI  scritto da  Gerard  Durell con impareggiabile umorismo inglese.
E' la vera storia  di  un periodo della giovinezza di colui che diventerà un famoso  naturalista. Indispensabile per far tornare il buonumore

PRIME DI SERE di  Carlo  Sgorlon.


Un piccolo gioiello scritto in  friulano che raccomando a  chi capisce questa lingua, altrimenti in italiano lo si trova  col titolo IL VENTO NEL VIGNETO.  Altro non dico, questo è il libro che mi sono riservata di consigliare  al mio prossimo turno. Perciò non leggetelo ancora!

Maria

venerdì 15 maggio 2015

A volte l'amore non è abbastanza

Rubo il titolo di questo post a Cristina, che con il suo commento ha sintetizzato alla perfezione quello che è stato il pensiero dominante sul romanzo del mese: "LA FORESTA DI GIRASOLI" di Torey L. Hayden.


Lungo questo romanzo, a volte addirittura superfluo in certe sue parti, in certe lunghissime e dettagliate descrizioni e in alcuni dialoghi, prolissi e inutili.
Apprezzabile il crescendo della storia, che comincia con una ragazza di 17 anni che si lamenta per la difficoltà ad avere amici o a trovare un ragazzo, visto che la famiglia pare che si trasferisca ogni anno in un paese diverso e lei deve ricominciare tutto da capo. Poi si intuisce che il motivo è la madre, che è lei ad avere dei problemi, che la causa dei trasferimenti è lei. Via via che si prosegue poi i motivi si fanno più chiari, all'inizio si intuisce, in seguito il terribile trauma di questa donna eccezionale e forte, ma ugualmente traumatizzata dalla crudeltà assurda della guerra e del nazismo, si palesa in tutta la sua tragicità. Anche io, come Cristina, sono rimasta colpita dall'inerzia del marito, che si arrende ad uno psichiatra solo all'ultimo, quando non può più farne a meno e dal suo egoismo nei confronti delle figlie, sacrificate sull'altare di un amore esclusivo ma cieco a tutto il resto.
Il viaggio in Galles francamente non l'ho capito, se non come desiderio di sfuggire ad una situazione di oppressione familiare, al piccolo paese che li guarda con sospetto e anche disprezzo (vedi la madre di Paul) o forse come desiderio di vedere e conoscere l'unico luogo dove l'amatissima madre è stata felice. E poi non ho capito come mai la protagonista resta così sconvolta nello scoprire che la madre ha sbagliato il nome di quel luogo: non "Foresta di girasoli" ma "Foresta di lupi". Che sia convinta che un bimbo di 10 anni sia quel figlio portatole via 40 anni prima e che i suoi genitori siano nazisti che lo tengono prigioniero... questo si può accettare. Che abbia per questo ucciso tre persone a sangue freddo è accettabile... ma no, sbagliare quel nome... proprio no!!!
Il finale è nebuloso.
Voto Anobii: 2 stelline e mezzo. ** 1/2

Il commento di Cristina: 1 stellina *
A volte l'amore non è abbastanza. Se c'è una cosa che questo libro trasmette davvero bene è l'impotenza e l'esasperazione che si prova a trattare con chi ha problemi psichici, anche chi si ama profondamente. E descrive con tragica precisione anche quanto sei lasciato solo, persino da chi dovrebbe difenderti, e come la percezione che gli altri hanno di te cambi quando si scopre che tu, o qualcuno vicino a te, ha questo tipo di problemi. Qui la cosa viene portata all'estremo, ma non credo che sia poi tanto diverso anche in casi meno difficili: in una società che non accetta chi non è bello, magro, sano, giovane e via discorrendo il problema mentale è ancora un tabù davvero difficile da rompere.
Voglio sperare che nell'america post Columbine i problemi della madre della protagonista siano affrontati prima e meglio (quanto meno per evitarne il tragico epilogo), ma la storia si svolge negli anni 60, e questa famiglia immersa in una piccola realtà rurale ha ben pochi mezzi per rapportarsi con la sindrome post traumatica della madre. Di fatto il padre si limita a rimuovere il problema fino a quando non è troppo tardi.
Purtroppo a volte l'amore non è abbastanza, e a volte davvero si viene amati male o sottoamati anche da chi dovrebbe proteggerti e tutelarti.
Punto debole del libro (e origine del voto bassissimo che gli dò) il fatto che il libro è di una noia mortale, sfiancante. Per quasi metà della narrazione non c'è che il ripetersi delle crisi della madre, sempre peggiori, e la mancanza di reazione del padre, che si limita a scaricare la responsabilità della sorveglianza di Mara sulle figlie. Poi finalmente si arriva ad una qualche conclusione ma invece di descrivere i fatti sul posto ecco che la protagonista scappa in Galles. La svolta io non l'ho capita sinceramente, anche perchè non è che porti poi a grandi rivelazioni.
Nel complesso il libro mi lascia perplessa, e non mi vergogno a dire che l'ho finito saltando di qua e di là.

Ecco il commento di Stefania: 4 stelline****
Il libro parte descrivendo in maniera abbastanza acuta i problemi madre-figlia quando la madre è il "personaggio debole" della famiglia e il resto della famiglia si prende cura di lei. I problemi di una bambina prima e di una ragazzina poi che si trova a dover essere più adulta di sua madre, con un padre innamoratissimo della moglie che, invece di difenderla da questo ruolo, scarica su di lei troppe responsabilità. Poi piano-piano la storia si dipana e viene fuori che la madre, ariana in Germania ai tempi del nazismo, è stata usata come "riproduttrice" dalle SS, in un crescere di violenza che la ha portata giovanissima a essere violentata prima e privata del primo figlio poi quando non serviva più per allattarlo. Tutto questo porta la madre in un vortice di pazzia, sviluppatasi anche a scoppio ritardato a distanza di anni.

Daniela ha dato al romanzo 1 stellina* e se non ricordo male, l'ha abbandonato a metà.

Alla serata eravamo in 7: Rita, Daniela, Marilaura, Maria, Io, Cristina e per la prima volta Maria Augusta.

Come ogni volta ci siamo scambiati opinioni anche su altri libri, ci siamo scambiati titoli e consigli e così mi è venuta un'idea. Da questo mese lancerò sul blog una nuova rubrica: I CONSIGLI DI....
Chiederò di volta in volta ad ogniuno dei partecipanti al Gruppo di lettura di indicare 3 libri da consigliare, 3 libri che assolutamente dobbiamo leggere e dire anche perchè questi libri suggeriti sono imperdibili.
Ho deciso che comincerò con Maria. Quindi nei prossimi giorni pubblicherò il post con i suoi consigli di lettura!!!

Ed ecco quale sarà il romanzo per il prossimo incontro, scelto da Rita: LA MASSERIA DELLE ALLODOLE di Antonia Arslan.


Ci troviamo a casa di Daniela MARTEDI' 9 GIUGNO  alle ore 19.45-20.00.
Massima puntualità perchè ci sarà una bella novità!!!

Un abbraccio
Francesca

mercoledì 15 aprile 2015

Giappone senz'anima

Dopo la perdita della nostra sede storica e prima del trasferimento nella "sede estiva" del gruppo, ci siamo ritrovati a casa di Stefania. Naturalmente ringrazio davvero di cuore Stefania per la disponibilità e l'ospitalità.
All'incontro eravamo in sette: Cristina, Catia, Marilaura, Daniela, Claudio, io (Francesca) e naturalmente la padrona di casa. A metà serata si sono uniti a noi anche i vicini di casa di Stefania, portando un po' di novità e un po' di poesia!!!

Il libro in discussione (CONFESSIONI DI UNA VITTIMA DELLO SHOPPING di Radhika Jha) ha ricevuto commenti contrastanti. A qualcuno è piaciuto molto, a qualcun'altro per niente ma, nonostante tutto, la discussione è stata accesa e animata.


Che titolo idiota!!! Ma perchè mai l'editoria italiana si ostina a tradurre i titoli di alcuni libri distorcendoli completamente? Il titolo originale di questo romanzo è "My Beautiful Shadow", "La mia bellissima ombra" ed era molto più calzante, credetemi, anche se forse meno accattivante!
Il libro narra la storia di una donna infelice, vacua e disorientata che, sposatasi giovanissima con un uomo del tutto assente, trova nello shopping l'unica fonte di felicità.
Alla fine lo shopping diventa dipendenza, una vera e propria droga, che trascinerà la protagonista all'abbruttimento più totale, alla prostituzione e all'estremo gesto di disperazione.
Ambientato in una Tokio senz'anima e senza cuore, il romanzo è piacevole da leggere anche se estremamente triste.
Leggendolo ho riflettuto su questo: tutti, chi più e chi meno, attraversiamo momenti in cui non ci sentiamo del tutto NOI, che ci rendiamo conto che l'abito che ci siamo cuciti addosso non ci sta poi tanto bene o non era quello che desideravamo. Capita che ci sentiamo non del tutto felici o che ci manca qualcosa. La risposta che diamo a questo senso di vuoto determina la nostra maturità o la qualità del nostro equilibrio. Cadere nelle spire di una dipendenza, che sia droga o sia shopping, è la forma meno matura e meno equilibrata di risposta.

E adesso passiamo ai commenti che ho trovato su Anobii.

Ecco il commento di CRISTINA 3 stelle ***
Il libro mi è piaciuto e l'ho trovato davvero ben scritto (meglio sarebbe dire ben tradotto, forse) e interessante. L'ho scelto perchè parlava di una dipendenza, quella dall'acquisto compulsivo, che ha riscosso più interesse in chiave comica che drammatica, con mia somma irritazione. La serie cui faccio riferimento è così conosciuta che nemmeno la Sellerio è riuscita a fare a meno di citarla traducendo il titolo di questo volume, anche se quello originale "la mia bellissima ombra" è più bello e originale.
Il racconto segue la lenta discesa della protagonista Kayo nel suo personale inferno, fino alle estreme (e per alcuni aspetti scontate) conseguenze . Meno scontata (e meno riuscita, secondo me) la virata nel noir che si coglie solo da metà libro.
Mi è piaciuta la disamina dei rapporti familiari e sociali in Giappone e la dicotomia (che in parte condivido) tradizione vs modernità, in cui l'autenticità del sentire e del percepire è a quasi totale favore della tradizione (vedasi il kimono che viene riconosciuto come davvero bello vs gli abiti degli stilisti che invece decadono se non indossati, la vita di città vs la vita di campagna e così via). Su tutto il vuoto totale interiore della protagonista che dalla vita si lascia trascinare di qua e di là, incapace di dare una vera sferzata alla propria esistenza, nonostante le occasioni non le manchino. Lei stessa un'ombra cui solo gli abiti sembrano dare consistenza.
Spero che i rapporti in Giappone non siano come descritti perchè altro che sotto un treno, altrimenti...

Ecco anche il mio commento FRANCESCA 3 stelle ***
Molto piacevole la lettura e anche molto interessante. E' la storia di una donna che, come tanti, sente un grande vuoto dentro l'anima ma non riesce a colmarlo che momentaneamente con acquisti conpulsivi di abbigliamento firmato. Questo la trascinerà piano piano e inesorabilmente verso un abisso di follia e di abbruttimento.
La vicenda è ambientata in un Giappone senz'anima, senza rapporti di amicizia, senza parole e confidenze. Un Giappone fatto di solitudini e silenzi!
Il finale non l'ho proprio capito.

Ecco il commento di STEFANIA 4 stelle **** 
Un libro avvincente e non banale
Nonostante il titolo che ci fa pensare a libri ben più superficiali in cui si elogia di fatto la gioia di buttar via quattrini, in realtà questo libro e' uno spaccato molto interessante della vita giapponese... bellissima l'invenzione della nuova religione del "felicismo" per cui bisogna per forza essere felici, e per farlo si arriva a spese compulsive e fuori controllo. Una versione amplificata e distorta delle nostre stesse compulsioni, in una società in cui, di fatto, le donne non contano niente e sono alla disperata ricerca di distrazioni. Per pagarle sono disposte a tutto, anche all'autodistruzione. Parafrasando un vecchio proverbio, direi che alle volte e' necessario vedere la trave negli occhi degli altri per accorgersi del pagliaio nei nostri, che cresce ogni giorno di più. 


Via mail mi arriva anche il commento di MARIA, che da al libro 4 stelline nere, ossia in negativo!!!
Il libro  è stato noiosissimo nella prima parte, fino a quando la protagonista si mette nei guai per comperarsi un kimono superlussuoso. Nella seconda parte  la noia si è un po’ stemperata  a sfavore di situazioni  sconclusionate. Non c’entrava proprio niente il soggiorno nel  giardino zen  e anche  il finale  è stonato. Perchè il marito le  ha mollato uno schiaffo  senza motivo  quando ha sopportato  e taciuto  fino a quel momento? Io pure gli do  quattro stelle, però stelle nere  di non gradimento. 

Claudio, "il nostro uomo", ha proposto il titolo per il prossimo incontro: LA FORESTA DEI GIRASOLI di Torey L. Hayden.


Ci incontreremo MARTEDI' 12 MAGGIO alle ore 20.00 a casa di Daniela.
A presto

Francesca

sabato 4 aprile 2015

In tanti a salutare la "nostra osteria"

Ebbene si, comincio subito con il dire che la nostra sede storica, ossia l'Osteria al Torre di Via Cividale chiude e quindi dovremo trovare un altro posto per incontrarci.
Ma noi siamo persone piene di risorse e una soluzione, almeno fino a settembre, l'abbiamo già trovata: il prossimo incontro andiamo tutti a casa di Stefania e poi da maggio saremo da Daniela.
Settembre sembra tanto lontano e sicuramente ci inventeremo qualcosa!!!
Martedì 17 marzo eravamo davvero in tanti, anzi eravamo tutti: Cristina, Stefania, Daniela, Marilaura, Rita, Monica, Maria, Catia, Claudio, Io (Francesca) e Caterina (mia sorella che veniva per la prima volta). Come purtroppo accade da qualche mese a questa parte non ci siamo collegati con la nostra "filiale berlinese" perchè Mariagrazia è sempre molto impegnata con il suo corso di tedesco. Ma finirà prima o poi?
Il libro in discussione (LA CASA PER BAMBINI SPECIALI DI MISS PEREGRINE di Ransom Riggs) non è piaciuto quasi a nessuno.


Carente la trama, stilisticamente immatura la scrittura, superficiali le descrizioni... e poi, ciliegina sulla torta, arrivare alla fine del libro e scoprire che c'è pure un seguito di questa roba. No, è troppo!!! Per quanto mi riguarda il seguito me lo farò raccontare brevemente da qualcuno che avrà la voglia di leggerlo!
A dirla tutta l'inizio prometteva bene. Mi affascinava l'idea degli "anelli temporali", dove i bambini speciali vivono continuamente lo stesso giorno ricordando però ogni istante, come in una vita cristallizzata ed eterna (dove nemmeno i cadaveri imputridiscono!) ma dove però si sviluppano esperienze e ricordi. La trama poi diventa assurda, il protagonista passa attraverso straordinarie esperienze con la freddezza di un automa, i bambini speciali sembrano bambolotti impietriti, senza un carattere definito o desideri di evasione, la storia sentimentale tra i due protagonisti c'è e non c'è... insomma, sembra che l'autore da un certo momento in poi si sia arrampicato sugli specchi nel tentativo di arrivare ad un epilogo che però non è la fine della storia!
Libro che sembra scritto per il cinema, con una trama originale (ma anche no!) e poca letteratura. Un'altra noiosa trilogia che non mi affretterò certo a leggere o ad andare a vedere!
Io do al libro due stelline.

Ecco il lungo commento di Cristina che gli da due stelline
Come scritto in altre recensioni è un poco un ibrido tra Harry Potter e gli X men, ma manca la rutilante inventiva (per quanto ripresa da altri - precedenti - libri) della Rawling e il fascino degli X men. Di fatto mi ha annoiato.
Si, certo, il prologo è promettente e quando finalmente l'autore fa succedere qualcosa il libro si fa leggere. Ma succede qualcosa solo nell'ultimo quarto del libro! E tutto il resto è noia, profonda totale noia. E peggio del peggio, il libro non solo non è autoconclusivo, ma si rivela essere un semplice prologo di altre - si spera - più interessanti avventure.
Che io mi guarderò bene dal leggere.
Punto debole del racconto (a parte le falle di cui sopra) è proprio il protagonista, che ha 16 anni ma parla e pensa come un quarantenne, tranne poi comportarsi come un bambino viziato e egoista. La parte fortunatamente breve, in cui si permette di trattare con sufficienza il suo superiore al lavoro solo perchè sa che essendo il ricco e viziato erede del negozio e che quindi non può essere licenziato nonostante la leggerezza e il menefreghismo che dimostra è esemplare nel tratteggiare la figura di Jacob che è irritante e infantile per tutto il libro. Sorvolo pietosamente su come si comporta quando il padre - all'ennesima crisi creativa (si fa per dire, pure il padre e la madre non sono sto granchè) - si butta sul bere e lui lo evita: che dimostrazione di amore filiale, sono commossa. Altro punto debole Emma, e in generale la relazione di Jacob con i Bambini speciali. Sono tutti ultra ottantenni, ma si comportano come bambini, cosa che l'autore spiega con una frase tipo "come fossero congelati nel tempo", che tuttavia non è una vera spiegazione o ragione. Sarò strana io, ma ho trovato disturbante che Emma, che ha bem 88 anni, amoreggi con jacob che di anni ne ha 16 per davvero e che lo faccia immediatamente dopo averlo conosciuto. Ciò la etichetta immediatamente cone "interesse sentimentale del protagonista" e di fatto in seguito sembra non fare altro o comunque l'altro che fa è minimizzato dal suo ruolo di fidanzatina in divenire. Sorvoliamo pure sul fatto che lei fosse la fidanzatina pure del nonno di Jacob che, giustamente, dalla casa della Sig.na Peregrine se ne è scappato quale unico mezzo per vivere una vita vera, rischiosa magari, ma reale.
Nel complesso più che spaventoso o horror questo racconto è "bizzarro" (creepy), come bizzarri e scherzi di natura sono i protagonisti. Ci credo che Burton ci voglia fare un film: sembra scritto da lui. Visivamente sarà probabilmente bellissimo, da leggere decisamente meno entusiasmante, almeno per me.

Ecco il commento di Stefania (3 stelline)
Un libro per ragazzi: un adolescente annoiato di tutto, un vecchio nonno che da bambino gli raccontava storie di mostri, una famiglia tranquilla in un'America sonnolenta. Tutto crolla addosso al ragazzo con la tragica morte del nonno che gli permette di scoprire un mondo magico e a tratti spaventoso nascosto ai più. Si sprecano lievitazioni, poteri mentali, capacita' di dar fuoco a distanza, piante che crescono per i poteri della mente, viaggi nel tempo... la bambina che e' in me si e' divertita moltissimo!!

Ed ecco il libro per la prossima volta: CONFESSIONI DI UNA VITTIMA DELLO SHOPPING di Radhika Jha.


 Il prossimo incontro sarà MARTEDI' 14 APRILE a casa di Stefania, alle ore 19.45-20.00.

Buona lettura e BUONA PASQUA!!!
Francesca





giovedì 19 febbraio 2015

Ottimo conciliante del sonno

Riporto qui il testo di una mail inviatami da Daniela. 
Costretta a letto dall'influenza non sono potuta andare all'incontro mensile e pure Cristina, che in caso di mia assenza mi sostituisce nella recensione, era assente.
Ringrazio quindi Daniela per la sua sollecitudine e cortesia.
Da segnalare l'ingresso nel gruppo di Claudio, un signore che ci ha scovato proprio grazie a questo blog. BENVENUTO CLAUDIO!!!!
Ed ecco a voi quello che mi ha scritto Daniela.

Io mi sono fermata a metà e non sono quindi riuscita a finirlo, vuoi perchè non mi piacciono i racconti, vuoi perchè queste storie di donne insoddisfatte non mi interessano molto.
Ti scrivo quindi alcuni passaggi dell'altra sera, spero tu lo abbia letto e possa recensirlo. 

Eravamo dimezzate dall'influenza e di noi 5 solo una aveva finito il libro. Tutte siamo state concordi sul fatto che un libro di racconti non fa per noi, (fa sorridere il fatto che spesso critichiamo la lunghezza di alcuni romanzi letti), comunque questo è uno dei fattori negativi. Nessuna ha espresso un giudizio positivo, tutte ci siamo chieste però come abbiano potuto dare il Nobel per la Letteratura ad una scrittrice che ha pubblicato "solo" racconti.


Le poche storie che ho letto del libro sono ripetitive, tutte le donne sono di 1/2 età,  tutte tristi, insoddisfatte...che gravitano intorno a degli uomini "Giove" che non le amano, che non le considerano, che pizza....
Inoltre nei pochi racconti che ho letto tutto sembra fotografare un momento della vita delle protagoniste senza portarci ad una conclusione,bella o brutta che sia, ma che almeno cresca nell'animo delle protagoniste.
Mi pare che eravamo tutte concordi sulla noiosità della scrittura, Maria l'ha trovato un ottimo conciliante del sonno.

Cara Daniela, nemmeno io ho terminato il libro. Non mi è piaciuto affatto, non mi ha coinvolto e non l'ho capito. Sono quindi perfettamente daccordo con la tua recensione e con Maria. Leggendolo mi si chiudevano gli occhi da soli!!!!

Aggiingo la recensione di Cristina **
 Mi mancano ancora alcuni racconti, mi pare tre, alla fine di questa raccolta. La Munro scrive benissimo, in uno stile semplice e lineare. Niente preziosismi qui, solo frasi semplici e chiare. É nello scorrimento della trama che le cose si complicano; é tutto un andare e tornare, un iniziare e finire, ma poi il racconto quasi mai si conclude. Al lettore viene presentata una breve scena nella vita di queste donne e poi basta. Dove vadano, cosa facciano, non si sa.
Il mio giudizio é viziato dal fatto che non amo i racconti. In una antologia di aa.vv. mi vanno bene, ma se sono di un autore solo dopo poco li trovo ripetitivi, noiosi.
Qui sono le storie stesse a essere ripetitive: sono quasi tutte donne di media età in relazioni insoddisfacenti, per una ragione o l'altra. Tutte un poco vittime, tutte insoddisfatte., tutte piuttosto tristi.
Ho avuto spesso la sensazione che l'autrice scrivesse di se, e della sua vita. E che non le piacesse poi molto, e che anzi, un filino disprezzasse le sue protagoniste, i loro uomini, la loro vita.
É un testamento alla sua bravura che tutta quella tristezza e quel disprezzo velato ti si appiccichi addosso, ma io di mio ci metto una pietra sopra. Tombale.


E adesso il libro per la prossima volta
LA CASA PER BAMBINI SPECIALI DI MISS PEREGRINE di Ransom Riggs.


Ci vediamo MARTEDI' 17 MARZO 2015, stesso posto, stessa ora!!!

A presto
Francesca

giovedì 15 gennaio 2015

Decisamente promosso

E' piaciuto praticamente a tutti CANALE MUSSOLINI. Non sono mancate alcune critiche e qualche appunto, ma nel complesso il libro è stato decisamente promosso.
Presenti alla serata di martedi'; Stefania, Cristina, Marilaura, Rita, Maria, Daniela ed io (Francesca).
Come tutte le volte abbiamo parlato brevemente di quello che stiamo leggendo o abbiamo letto al di fuori del libro protagonista della serata e poi abbiamo ordinato la cena.
Il clima era leggero ieri... o forse ero leggera io. Sto attraversando un periodo di grande energia e vedo tutto più bello!!!
Poi siamo passati a Pennacchi.


Del romanzo quello che è piaciuto maggiormente è l'ambientazione, la descrizione della vita della famiglia contadina dei primi trent'anni del secolo scorso. Molti di noi avevano rimembranze dei propri nonni che vivevano ancora così, delle serate trascorse sull'aia con le seggioline vicine, il focolare acceso e i tantissimi figli. Alcuni di noi, me compresa, ignoravano quasi del tutto quella pagina di storia, le Paludi Pontine trasformate in Agro Pontino, la "colonizzazione" dei veneti, dei friulani e dei romagnoli e, aimè, anche la crudeltà degli Italiani durante la guerra in Eritrea.
Bella la famiglia Peruzzi, bella e simpatica, ma anche rude a volte e anche crudele.
La critica più frequente: la prolissità di certi punti e la ricchezza di particolari superflui.
A nessuno ha dato fastidio l'uso e l'abuso del dialetto veneto, anzi... l'abbiamo tutti trovato decisamente divertente.
Forse sono stata proprio io la più critica alla fin fine ma anche io promuovo Pennacchi quasi a pieni voti.

Ed ecco le recensioni scovate su Anobii.
Cominciamo con Cristina ****

Malèdeti Zorzi-Vila!

Per la fame. Siamo venuti giù per la fame. E perché se no? Se non era per la fame restavamo là. In poche frasi brevi e secche, pragmatiche, il riassunto di una tragedia che ha travolto generazioni di italiani. Che ci travolge ancora, perchè ora migriamo in modo diverso, e votiamo in modo diverso, ma le scelte che facciamo, i percorsi che seguiamo, non sono poi così dissimili. Nella saga della famiglia Peruzzi, mezzadri padani migrati in Lazio per fame, c'è riassunta una bella fetta della nostra storia recente, sul trentennio fascista in particolare, ma non mancano riferimenti ai primi anni del secolo e al nostro presente. Partiamo subito con il dire che io, di questo periodo, non sapevo niente. Ma niente proprio, eh. Beh, tranne il minimo sindacale, e poco anche di quello. Ne so un poco di più del periodo dopo, che ha visto migrare i miei nonni dal Veneto al Friuli per cause più o meno simili. Non che qui ci fossero grandi possibilità, ma il nonno - mezzadro pure lui - era stato sfrattato e qui ha tentato la fortuna. Molte delle mie zie friulane, invece, sono migrate in Canada e in Svizzera. Come detto, non è che qui i contadini stessero poi tanto tanto meglio, ma si era nel dopoguerra, le cose stavano migliorando, stavamo per svoltare e svoltato abbiamo. Ora no, ora ricominciamo a emigrare, ma questa, come direbbe la voce narrante di Canale Mussolini, è un altra storia e non interessa a nessuno. La storia della famiglia Peruzzi è narrata da uno di loro, che resta anonimo fino alla fine del libro. Attraverso le sue parole rivive la storia dell'intera famiglia, raccontata con piglio e ironia, tanto che le molte pagine scorrono veloci, e non si può fare a meno di amarli, questi Peruzzi, anche quando le decisioni che prendono sono quantomeno discutibili, e portano al disastro. Ma è un disastro affrontato sempre di petto, e con coerenza verso se stessi, se non verso la storia. Ecco, la storia, e la politica, che in questo racconto hanno molto peso. Forse dovrebbero pesare anche sulla valutazione del libro perchè Pennacchi, di suo, non ha (o io non ho percepito) uno sguardo particolarmente equanime e critico. Però sarò sincera: in questo caso ME NE FREGO! Diciamo che della politica non mi importa, perchè le scelte che i Peruzzi fanno sono motivate tutte dalla stessa cosa, dalla fame. E dalla speranza di un futuro migliore. Sbagliano? Eh, pazienza, lo stomaco ha ragioni che la ragione non conosce, che ci possiamo fare. Un bel libro, insomma, con bei personaggi, sempre in bilico tra una modernità che sta arrivando e le tradizioni popolari. Uomini grandi grossi e eroici e donne belle, forti e coraggiose. Una descrizione forse un poco troppo "eroica" che non va a braccetto con la realtà dei tempi, ma che si lascia leggere: e sinceramente, tutti preferiremmo avere avi in gamba, da mitizzare, no? Qui la mitizzazione è forse un poco troppa: la nonna che predice la sfiga in famiglia, le api senzienti di Armida, Pericle coraggioso fino al midollo, Paride che è bello ma porta la vergogna sulla famiglia, ma hanno una loro radice epica giustificabile. Due soli appunti che abbassano la piacevolezza della lettura: a un certo punto l'autore perde il senso della misura e racconta per filo e per segno come erano le strade dell'Agro Pontino, con dovizia di particolari interessanti solo per un ingegnere stradale, ma forse nemmeno per lui; L'identità del narratore, e la storia che ha portato al suo concepimento: forse sono solo io, ma mi sembra una virata inutile, tutto sommato una "storia nella storia" che non serve poi a tanto, ma sono piccolezze.

Passiamo a Stefania ****
Un libro molto bello e interessante dal punto di vista storico e sociologico. Il racconto della storia di una famiglia di contadini veneti, dai primi del '900 fino alla fine della seconda guerra mondiale. Le condizioni di vita estrema, il comunismo, poi il fascismo, la fiducia di questa gente nel comunismo prima e nel fascismo poi. La figura di Mussolini vista dal popolo, la bonifica dell'agro pontino, l'abbrutimento e la fatica di tutti i giorni e la fiducia nell'impero. La brutalità, la violenza, gli omicidi, la condizione della donna, la sopraffazione visti con occhi innocenti di chi non e' intrinsecamente cattivo ma neanche ha gli strumenti culturali per riconoscere quello che e' sbagliato. "Ognuno ga le su razon" capiranno, in parte, poi. Il tutto raccontato da un personaggio vecchio, non molto colto che filtra le storie attraverso l'affetto per la sua famiglia. Bellissima la lingua, questo veneto un po' imbastardito dal friulano da dialetti laziali e chissà che altro. Un libro che serve a capire anche perché agli italiani una dittatura come il fascismo andava molto bene. Un libro che serve a capire perché, tutto sommato, potrebbe stare bene a molta gente anche oggi.

E qui la mia recensione ***
Sono un po' perplessa. Ho alcune osservazioni da fare su questo romanzo: prima di tutto è eccessivamente prolisso. L'autore ripete certe cose due, tre, quattro volte e questo alla lunga risulta un po' fastidioso. Ci sono poi alcune precisazioni e osservazioni piuttosto banali, come il continuo ripetere "A quel tempo non c'era questo... a quel tempo non c'era quello..." che nulla aggiungono se non l'impressione che Pennacchi pensi che siamo tutti un po' stupidi e non sappiamo nulla di come era la vita nei primi 40 anni del '900. D'altra parte la storia che viene raccontata è davvero originale e scritta con uno stile particolarissimo. Praticamente è una lunga intervista al nipote del nonno Peruzzi che, insieme alla numerosissima famiglia, nel 1932, si è trasferito dalla campagna veneta all'Agro Pontino di recente bonifica. Tutto sommato un piacevole ripasso della nostra storia recente vista dalla parte di chi al Duce e all'Italia fascista ha creduto profondamente. Sarebbe un bel libro se avesse circa 200 pagine in meno e anche meno banalità.
Anche Maria (a cui è piaciuta tantissimo l'Armida), Rita (che però ancora non l'aveva terminato e cercava inutilmente di non farci svelare il finale), Marilaura e Daniela l'hanno molto apprezzato.

Al termine della serata abbiamo estratto il libro per la prossima volta. L'incombenza è toccata a me.
LE LUNE DI GIOVE di Alice Munro.


Il prossimo appuntamento è fissato per MARTEDI' 10 FEBBRAIO, stesso posto, stessa ora!!!
Buona vita a tutti e buone letture.

Francesca