domenica 29 luglio 2018

Questo lato della verità.

Quante volte ho sentito dire la frase "non ho parole". Riesco perfino a sorridere di queste undici lettere che significano l'esatto contrario di quello che esprimono, l'impossibilità di parlare quando siamo sopraffatti dalla quantità di cose da dire.

Sotto cieli noncuranti "ruba" il titolo a un verso di una poesia che Dylan Thomas dedica al figlio maggiore.
Lo trovo adatto: anche Sotto cieli noncuranti è un libro di figli.
In questo caso si parla di figli persi, in una tragedia, e di figlie che una tragedia la devono affrontare, passando attraverso lutto e sofferenza, mentre gli adulti si rifugiano nel loro mondo fatto di quotidianità e lavoro.
Apparentemente è un giallo, un'indagine.
Il figlio di Pietro, imprenditore di successo con moglie a Torino e amante a Roma, muore. Cade da una finestra. In casa solo la madre. E' stato un incidente? E' stato un omicidio?
Sul caso indagano Violaine, ex sciatrice ora psicologa prestata alla città con genitori che vivono su, in paese, tra la neve, e il magistrato Giovanni Corrias. Siamo a Natale e Torino è sotto la neve. Ed è proprio sotto la neve che muore la moglie di Corrias. Un incidente, mentre porta il cane di casa a fare la sua passeggiata.
Ecco che l'investigazione lascia  il posto al racconto di una famiglia in lutto, e alla voce di Matilde la figlia dodicenne del magistrato "quella con la spina più fonda nel cuore". Durante le indagini tra la famiglia Corrias e Violaine i rapporti si stringono e appena qualche giorno dopo il funerale si ritrovano tutti a casa dei genitori della poliziotta, con Il Barba e la moglie, coinvolti nelle celebrazioni di Capodanno.
Come in tutti (o quasi) i gialli alla fine si scoprirà come si sono svolti i fatti e una qualche misura di pace (fosse anche temporanea) i protagonisti la trovano: che il prossimo anno sia bellissimo.

Il libro ci è piaciuto, ha una scrittura in alcuni tratti pregevole, ma non si perde in arzigogoli da premio letterario (qualcuno lo ha comunque vinto).
Belle le descrizioni del Paese tra la neve, in bilico tra abbandono e riscoperta turistica, bed and breakfast e tradizioni centenarie. Ci sono piaciuti Il Barba e la moglie. Il Barba, soprattutto, con la sua saggezza e ruvidità da vero montanaro.
Il finale, però, è troppo veloce, e anche un po' raffazzonato, e un romanzo che parte davvero benissimo si perde e si sfilaccia.
Diventa difficile dividere le tante voci narranti che si susseguono (anche se Matilde è quella più presente) tanto che la soluzione all'investigazione, se appena appena si salta una pagina, rischia di sfuggire.

Alcune sottotrame aggiungono ben poco al racconto: ad esempio del matrimonio finito del capo di Violaine che è pure un personaggio abbastanza meschino presto ci si dimentica e aggiunge poco se non nulla alla narrazione.
Speravamo in un seguito, ma purtroppo non c'è. In seguito l'autrice si è dedicata a altre storie. Non sapremo mai se Violaine torna in Paese o no, se sposa il suo vecchio fidanzato o no, come cresceranno le tre figlie di Corrias. E' un po' un peccato, ma comunque il libro ci è piaciuto lo stesso.

C'è solo una recensione:
Cristina 4 stelline
Due tragedie si incrociano durante una investigazione. Più che un poliziesco (la cui soluzione avevo indovinato piuttosto presto) un racconto che segue i percorsi del dolore e del lutto. Scrittura piacevole ma altalenante: a volte è poetica più spesso è normale (come forse vorrebbe il giallo).
Un po' troppo veloce sia l'investigazione che il percorso di elaborazione del lutto familiare. Belle le descrizioni della montagna e della vita di un piccolo paese innevato, anche se forse sia la madre che il padre della protagonista sono un po' stereotipati.
Comunque bello.
 


Quindi approfitto e metto la poesia di Dylan Thomas. Serve a nulla ma è bella (e poi le ho rubato pure il titolo del post.

Questo lato della verità (a Llewelyn)
Questo lato della verità
non puoi vederlo, figlio mio 
re dei tuoi occhi azzurri nel paese 
dell’accecante gioventù che ogni cosa è annientata 
sotto i cieli noncuranti 
d’innocenza e di colpa

prima che tu ti accinga
 a un gesto del cuore o della mente

esso è colto e disperso nel buio turbinante
 come la polvere dei morti.
Bene e male, i due modi
 di trascinare in giro la tua morti s
ul mare maciullante,

re del tuo cuore nei tuoi ciechi giorni dileguano come respiro gridando vanno attraverso me e te

e l’anima d’ogni uomo
 nell’innocente buioe nel buio colpevole, la buona

e la cattiva morte, e poi
 nell’ultimo elemento
 volano come il sangue delle stelle,
come le lacrime del sole
come il seme della luna, rottami
 e fiamme, l’enfatico discorso 
del cielo, o re dei tuoi sei anni.

E il desiderio colpevole, fin dal principio delle piante
 degli animali e degli uccelli, acqua e luce, terra e cielo,
 è decretato prima che ti muova 
e ogni tuo atto o parola 
ogni verità, ogni menzogna 
muoiono nell’amore che non giudica.
(trad. Ariodante Marianni) 


Ad agosto ci prendiamo una pausa (che onestamente ci serve).  Ci si vede a settembre, martedì 18, se non erro.
Libro da leggere: Il commesso di Bernard Malamud.