domenica 12 febbraio 2017

Si fa per sorridere... il ritorno!






Un libro da rileggere con calma...

Il fucile da caccia è un libro breve, ma decisamente non superficiale, o leggero. E' scritto con stile leggero, questo si, e si vede che l'autore, Yasushi Inoue, è stato giornalista, oltre che poeta e scrittore.
Ambientato nell'immediato secondo dopoguerra racconta di un poeta che un giorno vede, di spalle e da lontano, un cacciatore che cammina, fucile in spalla e cane da caccia al fianco.
L'immagine lo colpisce, e lo ispira. Così quando un amico gli chiede un'opera per un periodico dedicato alla caccia manda la sua poesia che viene pubblicata.
Insicuro della qualità della poesia l'uomo teme le opinioni dei lettori della rivista, ma una sola reazione giunge alla sua casa, ed è una lettera di un uomo che nella descrizione del cacciatore si è riconosciuto, e invia al poeta che non lo conosce e non lo conoscerà mai tre lettere che gli sono state inviate.
Sono le lettere delle tre donne più importanti della sua vita, sua moglie, la sua amante, la figlioccia.
Non vi dirò cosa scrivono le tre donne, e attorno a quale evento tragico si muova in realtà il racconto, ma alla fine della storia la vita di tutti i personaggi sarà cambiata, per sempre. Rimarrà solo il poeta, depositario di una verità che non gli appartiene, spettatore di quattro vite che non sfiorerà mai di persona, ma di cui conosce i più nascosti segreti.

Il libro è stato scelto da Rita. Come detto è breve, ma tutt'altro che leggero. Anzi. Le tematiche che affronta sono tante e importanti. Parla di incomunicabilità e di solitudine, di come non conosciamo mai davvero le persone che ci stanno accanto, di come a volte viviamo senza voler vedere la realtà delle cose, di come a volte non riusciamo a prenderci le nostre responsabilità, e la responsabilità dei nostri errori e dei nostri sentimenti.
Parla di come sia più facile accettare di vivere nella menzogna per non alterare con la verità equilibri in cui in fondo in fondo stiamo comodi, perchè cambiare fa paura, la verità fa paura.
E come alla verità non sia possibile sfuggire, perchè prima o poi un piccolo gesto rivelatore, una parola, anche solo una espressione fugace riveleranno ciò che stiamo nascondendo e farà crollare il nostro castello di carte.
A volte il castello regge, a volte, come nel caso de Il fucile da caccia, rimangono solo rovine e solitudine. Una solitudine che spinge a rivelarsi a un estraneo, piuttosto che cercare di rialacciare rapporti ormai distrutti.

La discussione sul libro è stata ampia e anche accesa, a volte, ma forse quello erano le birre che Zaffira ci ha offerto a inizio cena!
C'è chi ha evidenziato come spesso sia più facile rivelare i propri segreti a estranei piuttosto che a chi ci vive accanto, e come a volte proprio chi ci vive accanto non si accorga di come stiamo veramente, non veda, o non voglia vedere, cosa ci succede.
Chi ha trovato tragica la figura dell'amante, chi quella - altrettanto ambigua - della moglie, chi più di tutto ha provato empatia per la figlia dell'amante, privata prima del padre, poi della madre e infine di tutta la famiglia che conosceva o credeva di conoscere.
C'è chi ha trovato tutti colpevoli di omissione, perchè poi, a ben vedere, laverità era lì davanti a tutti, e a tutti conveniva non rivelarla, per poter vivere negli agi, o nello status quo in cui tutti, più o meno, stavano bene.
Direi che il libro ci è piaciuto, e che se ha dei difetti è quello di essere forse un poco freddo, e lo stile un poco noioso.
Su una cosa siamo quasi tutti d'accordo: è un libro che per essere davvero apprezzato deve essere riletto una seconda, ma forse anche una terza volta.

Per ora ho trovato solo due recensioni:
Stefania che lo valuta 4 stelle
Un libro sui sentimenti repressi e nascosti anche a sé stessi. Un cacciatore viene casualmente incontrato per strada da un poeta che coglie il suo stato d'animo e scrive una poesia su di lui. Riconoscendosi negli occhi di uno sconosciuto che è l'unico che per pura intuizione lo abbia capito, il cacciatore gli manda tre lettere che ha a sua volta ricevuto e che riassumono la sua vita. Un libro che ho letto in un giorno di un fiato ma che meriterebbe di essere riletto con calma.

Cristina, tre stelle
Tre lettere, tre addii. E la vita di un uomo che sembra avere tutto si rivela un fastello di bugie tenute in piedi dall'ipocrisia di uno status quo che comunque faceva comodo a tutti. Nel mezzo l'incapacità di parlarsi e di prendersi le proprie responsabilità nei confronti dei propri e degli altrui sentimenti, delle proprie e delle altrui azioni. Nell'ultima lettera si svela un ulteriore segreto (o cattiveria) che potrebbe rendere ancora peggiore il vissuto di questi personaggi che riescono a essere sinceri solo quando è troppo tardi e con chi non li conosce e non li conoscerà mai.
Nelle atmosfere e negli ambienti secondo me molto poco giapponese, e assai britannico: probabilmente è questa immagine del cacciatore con setter a fianco che poco concorda con la mia visione di tutto ciò che è nipponico.


Libro del prossimo mese: Al giardino ancora non l'ho detto di Pia Pera, proposto da Marilaura.


Ci si incontra martedì 7 marzo, alle 20.00, a Casa di Zaffira.