domenica 25 settembre 2016

Si fa per sorridere... e quattro!

Rilassati amico. Hanno inventato l'aspirapolvere e io sono ancora qui.

Prova a fare questo con il kindle.

mercoledì 21 settembre 2016

Il prete bello e un Italia che non c'è più...

Il libro di settembre è Il prete bello, di Goffredo Parise.
E' stato scritto negli anni 50 del secolo scorso ma è ambientato nel ventennio fascista, qualche anno prima che l'Italia entrasse in guerra. Narra la vita in gruppo di persone che orbitano attorno a un caseggiato di una piccola città del Veneto (Vicenza probabilmente), di proprietà della signorina Immacolata, ricca e raffinata. Non molto raffinati invece gli inquilini del palazzo tra i quali brillano un vedovo con prole il cui principale orgoglio è il WC personale e un nutrito gruppo di zitelle tutte innamorate di don Gastone, il Prete Bello. Le varie vicissitudini dei personaggi sono raccontate da Sergio, 11 anni, che vive nel palazzo con i nonni e con la mamma. Un poco bambino, un poco ruffiano, Sergio nonostante la giovane età ha già dovuto affrontare le difficoltà della vita, la miseria, il freddo e la fame e passa le sue giornate a tentare di mettere assieme qualche soldo, crescendo prima del tempo. Dei vari personaggi conosce vita morte e miracoli e non esita a sfruttare le debolezze di ognuno, soprattutto quelle ormonali delle terribili zitelle che vivono (e sognano) del Prete Bello prese come sono dalla passione. Gli equilibri, soprattutto quelli di don Gastone, sono sbaragliati dall'arrivo, nel caseggiato, di Fedora, giovane, bella e sensuale, che farà innamorare tutti di lei, con conseguenze purtroppo anche tragiche. Nota di colore: dal libro è stato tratto un film, omonimo, diretto da Mazzacurati.

Alla serata eravamo presenti in sei: Zaffira, accogliente padrona di casa, Stefania, Monica, Marilaura, Cristina e Claudio che ci ha viziati portando una voluttuosa torta nassi e cioccolato. Il libro è uno dei preferiti di Claudio e mi ha promesso, prima o poi, una recensione coi fiocchi (EDIT. L'ha scritta, l'ho letta con gli occhi di questa faccia: eccola qui). Nell'attesa che la scriva riassumo brevemente la nostra discussione sul libro che, all'unanimità, giudichiamo molto ben scritto.
Meno ci hanno convinto i personaggi che, come detto da Marilaura, sono spesso poco approfonditi e anche poco simpatici. Monica, che per uno di quei casi che capitano ma lasciano sempre sorpresi ha trovato il libro in bella vista tra quelli lasciati a casa dei genitori secoli fa, ha molto amato il libro (come vedrete dalla sua recensione). Cristina è più critica, soprattutto sulla descrizione della torma di zitelle ottenebrate dalla presupposta passione, soprattutto perché trova il personaggio di don Gastone davvero insipido e poco convincente come oggetto di siffatta ossessione. Pur concordando sull'insulsaggine del Prete Bello (una figura egocentrica e infantile sotto molti aspetti) Monica, Marilaura e Stefania invece trovano la cosa più probabile data l'epoca storica, periodo in cui il prete rappresentava una delle figure chiave del paese, una autorità e un punto di riferimento imprescindibile della vita sociale di una comunità. E le zitelle sono le tipiche beghine di paese, figura che si può ancora incontrare, nonostante il passare degli anni.
Tirando le fila del racconto diciamo che, pur con riserve, il libro ci è piaciuto perché ci ha fatto rivivere un Italia che non c'è più, un mondo piccolo ma proprio per questo riconoscibile, che ci appartiene o appartiene, almeno in parte, al vissuto dei nostri nonni e dei nostri genitori.

Ecco le recensioni che ho trovato:
Monica 4*
Sedotta dal prete bello 
Ci sono dei libri che entrano a far parte della tua vita e vi rimangono per sempre.
Altri che ti accompagnano per il fugace periodo della lettura. Ci sono libri che non puoi fare a meno di leggere e quelli che eviti come la peste per svariati motivi.
"Il prete bello" di Goffredo Parise, per quanto mi riguarda, apparteneva all'ultima categoria.
Poi all'improvviso, eccolo lì, è il libro proposto come lettura mensile ad un piacevolissimo gruppo di lettura e giorno dopo fuoriesce con la sua copertina rossa ed impolverata da uno scatolone pieno di vecchie edizioni tascabili Garzanti.
Ovviamente non può essere un caso! Semmai il caso grave è non averlo letto prima.
Gran bel libro, ben scritto, con quello stile che ti cattura facilmente e accompagna fino alla fine.
Un romanzo corale che mi ha ricordato prepotentemente "Cronache di poveri amanti" di Vasco Pratolini che da ragazzina avevo divorato.
Nella provincia veneta degli anni '30, in un quartiere povero ed in particolare in un caseggiato fatiscente, si muovono Sergio (voce narrante), la sua famiglia, gli amici, le vicine zitelle ed un corollario vario di personaggi particolari e ovviamente Gastone, il prete bello.
Un breve romanzo che fa sorridere, intristisce e che mi ha riportato indietro nel tempo, a certi racconti di vita vera che mi facevano i nonni.
E ora mi è scattato il desiderio di vedere o meglio rivedere con maggiore attenzione i film ispirati a questo romanzo di Parise. Sorridendo mi viene da dire: caspita don Gastone, miracolosamente hai stregato pure me!


Stefania 4*
 Un libro su un'epoca, quella del fascismo e su una condizione sociale, la miseria. Ambientato in un palazzo di una indefinita città veneta, è narrato in prima persona da un ragazzino povero, di padre ignoto, che vive con la mamma e i nonni. Fame, furtarelli, richiesta della carità. I personaggi sono appena accennati e prendono spessore solo alla fine, solo in parte. Tutta la vita del palazzo gira attorno al prete bello, circondato da beghine innamorate, un uomo vanitoso e un po' stupido che fa del bene al protagonista quasi per caso.

Cristina 3*
Per quanto sia sorretto da un'ottima scrittura non riesco a dargli più di tre stelline. I personaggi sono monodimensionali, più macchiette che personaggi, la trama è più un insieme di episodi tenuti (a stento) assieme da alcune figure chiave, il prete sarà anche bello ma quanto è insipido e le zitelle sono insopportabili.
Concordo con chi lo definisce un romanzo picaresco, pieno com'è di personaggi ai limiti che vivono di espedienti, ma mancano, almeno per me, brio e allegria e quella furbizia popolana che tutto si fa perdonare. Resta la fame, quella che hanno patito i nostri nonni e i nostri padri, che fa comprendere molte cose, e una sensualità che pervade tutto il libro, sempre sottintesa ma molto presente. Su tutti Fedora, che della sensualità narrata nel libro si fa corpo rigoglioso, bramato, e alla fine anche "redento" dalla capacità di amare che, unica, dimostra. Il resto è un misto di ossessioni, miserie, qualche timido tentativo di lieto fine e una tragedia finale. Inattesa, ma l'ultima parte per me è splendida. Nella prima un poco ho arrancato.


Prossimo incontro martedì 11 ottobre, a casa di Zaffira.
Libro del mese, anche stavolta scelto da Claudio ma con regolarissima estrazione alla cieca è: Ladri nella notte di Arthur Koestler.