giovedì 7 novembre 2019

Il tuo sguardo illumina il mondo

Susanna Tamaro
 Questo libro è l’ultima pietra che portavo nella mia gerla, la più pesante, quella che era rimasta sul fondo. Ho dovuto infilare il braccio dentro, cercarla nella parte più buia, nascosta tra le foglie. Tra tutti i libri che ho scritto questo è stato l’unico di cui, fin dall’inizio, conoscevo la fine. Non c’era sorpresa possibile, né colpi di scena, né vie di fuga. La fine era la parola «morte», scritta accanto al tuo nome, Pierluigi Cappello, scandito come negli appelli a scuola. Appello al quale tu non avresti potuto più rispondere: «Presente!».

Questo libro è definito da un'assenza, quella di Pierluigi Cappello, poeta friulano, scomparso a 50 anni nell'ottobre del 2017. La Tamaro racconta della loro amicizia, delle loro affinità, di quanto li univa nonostante le differenze date dall'età (li separavano 10 anni) e di vita. Lo fa "scrivendo" all'amico scomparso, raccontandogli la sua vita attuale e passata, aprendosi (al lettore) come mai prima, probabilmente. 
E' un libro ben scritto, dove incantano le descrizioni della natura e della vita nell'eremo che l'autrice si è creata tra boschi e campagna (a volte persino troppo dettagliate) e vengono ricordate con nostalgia le tappe dell'amicizia con Cappello, e gli attimi di felicità della pur difficile infanzia della Tamaro. Un ricordo struggente in cui forse manca proprio il destinatario del volume, Pierluigi Cappello, che compare poco e non definito, salvo nelle ultime - tristissime - pagine, quando la morte si approssima e si prende la parte della protagonista assoluta. Una lettura che aiuta a capire meglio la "persona" Tamaro, in cui viene rivelato che la scrittrice ha la sindrome di Asperger, e raccontata un'infanzia triste, difficile e solitaria, a giustificazione di un comportamento schivo e riservato che la rende a volte antipatica e scostante.
Pierluigi Cappello
La lettura è piacevole (anche se a volte un po' ridondante per tutte le descrizioni naturalistiche) tranne quando l'autrice usa il libro per ribadire le proprie convinzioni su fine vita e sulla Legge 194 che scadono nello scioccante e che ci hanno unanimemente infastidito. Una manipolazione del lettore che ha solo tolto valore a un libro a tratti toccante. Ci è piaciuto? NI. Il libro è bello (e onestamente partivamo tutte prevenute), ma se lo scopo era quello di raccontare l'amicizia con Pierluigi Cappello allora non c'è riuscita. E' una biografia che non lascia spazio se non raramente alla figura dell'amico rimpianto. Se sia frutto di un'esigenza di elaborazione del lutto o un calcolo non lo sappiamo e forse non ha nemmeno importanza, dopo tutto.

Lascio spazio alla recensione di Monica, che ha scelto il libro e che di Pierluigi Cappello era amica d'infanzia.
A volte è difficile scrivere la recensione di un libro e quando “ci sentiamo dentro” quello stesso libro è ancora più difficile scriverlo. Susanna Tamaro non è mai stata una delle mie scrittrici preferite, ma ho voluto leggere questo libro che lei ha dedicato alla sua amicizia con il poeta Pierluigi Cappello scomparso nel 2017. Oltre ad essere un pluri premiato poeta, Cappello era per me Pier, un amico d'infanzia. Per questo mi è difficile parlare di questo libro che ho divorato, scansando qualche lacrimuccia, in una ventosa giornata d'inverno. Un libro malinconico, nostalgico. Un libro che è una sorta di lunga lettera, un'autobiografia, una riflessione sulla vita, sulla morte, sulla disabilità, sullo stupore infantile per la natura, sul progresso non sempre positivo. In questo libro ci sono i miei luoghi, la mia gente e quindi la mia vita, ma c'è anche Susanna Tamaro con la sua, difficile, vita. Sono convinta che ora potrò leggere i suoi libri da una diversa prospettiva. Per rendere più intenso “lo sguardo che illumina il mondo” consiglio di leggere prima “Questa libertà” il romanzo autobiografico di Pierluigi Cappello.

Ci si incontra il 10 dicembre 2019. Libro del mese è Una giuria di sole donne di Susan Glaspell.



lunedì 4 novembre 2019

Gli anni al contrario

Nadia Terranova
 Non abbiamo mai usato lo stesso dizionario. Parole uguali, significati diversi. Dicevamo famiglia: io pensavo a costruire e tu a circoscrivere; dicevamo politica: io ero entusiasta e tu diffidente. Io combattevo, tu ti rifugiavi. Se non ci fosse stata Mara ci saremmo persi subito, ma almeno non avremmo continuato a incolparci per le nostre solitudini. Quando penso agli anni trascorsi mi sembra che siano andati tutti al contrario.

Siamo alla fine degli anni '70 a Messina. Due ragazzi come tanti si incontrano all'università, si frequentano, si innamorano. Due opposti che si attraggono: Aurora, studiosa e tranquilla, Giovanni idealista e ribelle. Stanno insieme perchè si amano, ma anche per affrancarsi dalle rispettive origini, dai loro padri. Di destra la famiglia di lei, di sinistra e borghese quella di lui. Presto Aurora si scopre incinta. Inevitabile, anche in tempi ribelli come gli anni '70, il matrimonio, e a breve Mara, la figlia molto amata da entrambi, quella a cui tocca chiudere questo breve romanzo che attraversa - sfiorandolo - uno dei periodi più difficili e tragici della storia recente dell'Italia: gli anni di piombo.

La storia di Aurora e Giovanni si svolge tra il 1977 e il 1989. Dodici anni che in cento pagine faticano a stare. Lo stile dell'autrice, asciutto e piacevole, aiuta la lettura, ma la brevità del testo non lascia spazio all'approfondimento, alla "Storia" che i protagonisti vivono facendosene segnare, ma che al lettore arriva attutita, a spizzichi e mozzichi che non saziano.

Una immagine icona degli anni di piombo.
Foto di Paolo Pedrizzetti.
E' la "Storia" che li divide? O semplicemente la vita? Aurora si getta nella vita di moglie e madre, Giovanni si dibatte tra famiglia e impegno. E spesso vince l'impegno, lascia Aurora e Mara in secondo piano. Vorrebbe, lui, fare la storia, esserne protagonista. Subisce il fascino della droga e delle "cattive" compagnie, che alla fine lo trascinano con loro nel baratro. Il matrimonio finisce, a unire Aurora e Giovanni rimane solo Mara. Alla fine vincono le differenze.

Aurora si riprende. Raccoglie i cocci e da lì riparte. Torna in Università, ricostruisce la sua carriera, la sua vita. Giovanni si perde quasi definitivamente.  Finisce in prigione, poi in comunità di recupero. E' con il lavoro in comunità che ritrova sè stesso, ma è ormai troppo tardi. Gli anni di droga e promiscuità hanno lasciato il segno: prima la sieropositività, poi l'AIDS conclamato non gli lasciano scampo.
E' vero che gli anni di Aurora e Giovanni sono andati al contrario. Non sono riusciti a rimanere assieme, a gestire vita, amore e famiglia. E quando potrebbero riavvicinarsi è troppo tardi.

Immagine panoramica di Messina
Un bel romanzo, troppo breve, in cui ci sono molti spunti ma non lo spazio sufficiente per approfondirli. Se sia stata scelta precisa dell'autrice o sia solo finita così perchè è il suo primo romanzo per adulti non lo sappiamo. Da qualche parte abbiamo letto che è un libro un po' autobiografico, che l'autrice è Mara, ma conferme non ne abbiamo trovate. Però è un libro che ci sentiamo di consigliare, magari alternondolo alla visione di La meglio gioventù di Giordana, che è stato spesso citato durante la serata.

Ho trovato una sola recensione:
Cristina 4 stelline.
La parabola di un amore che nasce e muore durante gli anni di piombo. Il periodo è interessante ma purtroppo la brevità del romanzo non consente approfondimenti o digressioni storiche che ne avrebbero fatto un testo di ben altra caratura.
Così è solo la storia, dal finale triste, di un amore che ha la peculiarità di attraversare, sfiorandolo, un periodo di grandi trasformazioni politiche e sociali del nostro Paese. Come succede al protagonista i grandi slanci non si traducono poi se non marginalmente in azioni e l'amore soffoca più per banale mancanza di impegno che per vere differenze tra i due amanti.
Dovessi giudicare di testa gli dovrei dare 2 stelline (ok, ma non memorabile), ma lo stile di scrittura è proprio quello che piace a me, e me lo sarei letto tutto in un fiato e in una sola seduta, se la mia - di vita - non si fosse intromessa.
Con difetti, ma proprio carino.


Prossimo appuntamento il 5 novembre. Libro del mese: Il tuo sguardo illumina il mondo di Susanna Tamaro.