domenica 23 febbraio 2020

Il gioco dei regni

Clara Sereni, 1946-2018
Mimmo vide una murrina più piccola delle altre, una minuscola sfera appena appiattita con dentro un mappamondo quasi invisibile. Non volle che gliela incartassero, se la mise in tasca e il vetro prese il calore della mano. Della geografia Mimmo aveva, all’epoca, un’idea vaga, ma pensò che avercelo in tasca, il mondo, era un buon modo per non lasciarselo sfuggire.

Avere una famiglia così "importante" alle spalle deve essere sia un peso che una benedizione. 
Sarà stato per questo che Clara Sereni ha voluto scrivere Il gioco dei regni? Per rielaborare e forse ridimensionare almeno un po' l'importanza della sua famiglia la cui storia ha incrociato così pesantemente la Storia con la esse maiuscola?
Il gioco dei regni racconta la Famiglia Sereni più o meno dalla fine del 1800 agli anni '60 del Novecento, ma si concentra nel periodo tra le due guerre mondiali. 
Emilio Sereni
Il racconto è ricavato da diari, lettere, appunti dei vari protagonisti, affiancati da documenti che l'autrice ha scovato in uffici, biblioteche e archivi italiani e esteri, incluso Israele, ove vivono ancora ora i discendenti dei fratelli Sereni. 
Una messe di informazioni di "prima mano" che sono sia la forza che la debolezza di un racconto che rimane intimo pur intrecciandosi con gli avvenimenti principali del secolo scorso.
L'autrice, infatti, rimane molto fedele ai documenti trovati, inventa ben poco. Il racconto ha quindi il pregio di essere asciutto e rigoroso, ma anche di mancare - a volte - di quella profondità che ne avrebbe fatto un racconto universale. E anche di capicità di coinvolgere, specie all'inizio, dove brevi scene di vita familiare dedicate ai vari protagonisti rischiano di far perdere il filo del racconto.
Gli avvenimenti scorrono veloci, ma fatti anche importanti come la partecipazione di Emilio Sereni (poi morto suicida) alla Grande Guerra è ridotta a poche pagine, mentre la storia di Xenia, la madre dell'autrice, ne occupa una quota rilevante.
E' infatti sulla madre Xenia e sul padre Emilio, sulla loro vicenda personale e politica, che si concentra il racconto. Oltre che sull'amore tra Mimmo (così era chiamato Emilio Sereni in famiglia) e Xenia (autrice di un autentico best seller dell'epoca: I giorni della nostra vita, scritto con lo pseudonimo di Marina Sereni) il libro lascia ampio spazio al difficile rapporto tra Xenia e la madre che nemmeno la malattia riesce a migliorare.
Ti voglio bene anche se non ti ho mai capita. 

Romanzo familiare e corale, è un libro in cui pur raccontando i tre fratelli Sereni, spiccano le figure femminili.
Alfonsa Sereni (che incontriamo a fine '800, ad acquistare il corredo) e la sorella Ermelinda; Xenia, rivoluzionaria nella Russia zarista, innamorata di Lev che sarà giustiziato dal regime e la lascerà sola e vagabonda, irrequieta e incapace di capire e di farsi capire dalla figlia. Xenia Sereni, in cui la passione per la politica e l'amore per Emilio ardono così tanto che dimentica le figlie. Le serve di casa, Dalinda e Finimola; Le tre figlie di Xenia e Mimmo, tra cui l'autrice, che scompaiono nel racconto, fagocitate dalle figure del padre e della madre, anche quando chi racconta è una di loro.
Enzo Sereni
Non sappiamo se Clara Sereni sia riuscita a fare pace con questi genitori per i quali prova ammirazione ma le cui figure sembrano lontane. Col padre probabilmente si, con la madre forse non tanto, ma alle madri spesso non perdoniamo assenze e mancanze che ai padri lasciamo passare. Con la nonna Xenia sicuramente si: un viaggio in Israele dà il via non solo al libro, ma soprattutto a una riscoperta di questa donna complicata che tanto ha segnato la madre. 

Ci è piaciuto Il gioco dei regni? Si, decisamente. Un po' di confusione all'inizio, ma la lunga carellata di avvenimenti tra la storia italiana tra le due guerre e il periodo post fascismo sono ben descritti e interessanti, abbastanza avvincenti da spingerti a cercare altre informazioni e ad approfondire la storia di una famiglia che è stata per molti aspetti emblematica e rappresentativa di tutta la nostra, di Storia. 

"Ecco, ora vi condurrò nel luogo stabilito; poi tornerò indietro, mi farò un goccetto, e uscirò a suonarle agli ebrei" Io: "Bere, perché?" Con semplicità, tranquillo: "E come si fa a far cose del genere, senza farsi un goccettto!"

Dimenticavo: perchè Il gioco dei regni? E' un gioco inventato dai fratelli Sereni, un gioco di ruolo solo loro, che rappresenta bene il rapporto di affetto così stretto tra i fratelli, un rapporto che solo la morte spezza definitivamente. Un rapporto che la vita e le decisioni separerà ma non distruggerà mai davvero.

Libro del prossimo mese: Hotel Silence di



mercoledì 19 febbraio 2020

Una giuria di sole donne

Susan Glaspell (1876 - 1948)
Viviamo vicine, eppure siamo così lontane. E dobbiamo tutte sopportare le stesse cose… a guardarci non sembra, ma sono le stesse cose! Se non fosse che – perché io e lei lo capiamo? Perché sappiamo… quello che sappiamo adesso?

Contea di Dickson (Tennesee, USA), 1917. E' marzo e soffia la tramontana. Fuori fa freddo, ma Marta Hale viene ugualmente trascinata fuori casa mentre sta facendo il pane. Deve accompagnare il marito in una fattoria vicina dove si è consumato un delitto.
Il sig. Hale il giorno prima, andando in città, ha fatto una deviazione e si è recato alla fattoria dei Wright (voleva convincere il vicino a mettere il telefono) e ha trovato l'uomo morto in camera da letto e la moglie di questi in cucina, sotto shock.
Il sig. Hale deve rilasciare la propria dichiarazione su quanto accaduto il giorno prima allo Sceriffo e al Pubblico Ministero che li aspetta in loco. Con lo Sceriffo c'è anche la moglie, per prendere pochi effetti personali della moglie di Wright, Minnie. Ma la sig.ra Peters non se la sente di andare alla fattoria da sola e chiede la compagnia di un'altra donna.
Mentre Sceriffo e Pubblico Ministero investigano ufficialmente sul delitto le due donne svolgono la loro propria indagine ed emettono il loro proprio verdetto.

Abbiamo letto così tanti libri, film e serie televisive poliziesche con protagoniste investigatrici donne che ci dimentichiamo che nel 1917 quando questo breve, brevissimo romanzo è stato scritto la categoria era inesistente. 
All'epoca le giurie erano composte solo ed esclusivamente da uomini. Uomini erano gli investigatori, gli avvocati, i giudici. 
In questo romanzo le indagini maschile e femminile si svolgono in parallelo: gli uomini in punta di diritto, ad affannarsi da una parte all'altra della casa; le donne in cucina, a leggere nelle piccole cose (invisibili agli uomini) la verità su cosa sia successo. 
Ma non rivelano quanto scoprono, assumendosi anche il ruolo di giudici, amministrando la giustizia con un'ottica di solidarietà ed empatia che si rivela opposta a quella maschile.

Il racconto è breve e conciso, dallo stile asciutto e lineare, privo di fronzoli. Si sente che è scritto per diventare la piece teatrale "Trifles" (inezie). Del resto l'autrice è stata giornalista, narratrice e drammaturaga e ha vinto anche un Pulitzer proprio per i lavori teatrali.
Nella sua brevità è però completo sia dal punto di vista investigativo (del delitto si scopre colpevole e movente) che dei personaggi che risultano ben delineati nonostante l'essenzialità.
Alle due donne basta un'occhiata per comprendersi, nonostante la differenza sociale e di vita che le separa, e per allearsi.
I loro sguardi si incrociarono – e tra di loro passò qualcosa, come un lampo; poi, quasi con fatica, tornarono a guardare altrove

E' stata proprio questa solidarietà tra donne a colpirci, e lo spirito femminista del racconto, scritto, ricordiamolo, quando tutto il potere sia in famiglia che fuori era in mano agli uomini e in cui le donne erano guardate con sufficienza se non con disprezzo. E anche il finale, che riteniamo giusto ma che è per molti aspetti dirompente: le due donne si arrogano il diritto di tacere e di emettere la loro propria sentenza di assoluzione.

Lo consigliamo? Direi di si, anche perchè si legge in brevissimo tempo, anche includendo la postfazione, piuttosto interessante, di Gianfranca Balestra.

Ho trovato una sola recensione, di Cristina
4 stelline
Per me un tesoro nascosto. Un breve brevissimo racconto in cui la storia si dipana chiara e semplice ma non priva di implicazioni sociali, umane e culturali.
Bello in se e non per il messaggio femminista che comunque mi appartiene. Mi piace soprattutto per la soluzione che riesce a essere di rottura rispetto al giallo classico e affidata ad una battura sarcastica e anche un filo macabra ma davvero perfetta.
Bello.

Libro del prossimo mese Il gioco dei Regni di Clara Sereni: