venerdì 25 gennaio 2019

L'unica (?) storia.

Abbiamo quasi tutti un’unica storia da raccontare. Non voglio dire che nella vita ci capiti una cosa sola; al contrario, gli avvenimenti sono tantissimi, e noi li trasformiamo in altrettante storie. Ma ce n’è una sola che conta, una sola da raccontare alla fine. E questa è la mia.

Inghilterra, anni '60 del secolo scorso. Cittadina imprecisata, a una quindicina di chilometri da Londra. Spinto dalla madre, il giovane Paul si iscrive al circolo del tennis. Durante un doppio misto incontra Susan, cinquantenne, sposata, con figli. E intreccia con lei una storia d'amore, quella che segnerà la loro vita per sempre. Non l'unica (ce ne sono sempre altre, o prima o dopo) ma quella più importante.

La storia ce la racconta Paul: forse non il tipico diciannovenne ma si crede più scafato di quanto non sia in realtà. Descrive ambienti e persone con un po' di spocchia, permettendosi giudizi sprezzanti sugli adulti che lo circondano. Ha con i genitori un rapporto improbabile per un italico genitore. Gli lasciano fare quello che vuole, e Paul se ne allontana senza se e senza ma, tanto che scompaiono presto dalla storia.
Susan sembra anticonformista come Paul. Lo porta a casa, nonostante la presenza del marito, ostentando la relazione con il giovane "cicisbeo" che chiama Bel-Ami. Ci vuole un bel pezzo di racconto per scoprire un po' di più chi sia Susan, il rapporto con il marito bevitore e violento, le sue debolezze e fragilità.
Quella che potrebbe sembrare una storia estiva ( Missis Robinson ricorda qualcosa?) si trasforma in amore vero.
I due vanno a vivere assieme. Un passo importante, enorme, fatto con non poche ambiguità: Susan continua a vedere il marito, mantengono comunque qualche apparenza (hanno due camere separate, non dicono apertamente di stare assieme, è Susan che mantiene la casa). Paul continua la sua vita quasi come prima. Quella che vede cambiare tutto è Susan, che non regge. Lo aveva detto Joan (personaggio memorabile): "non fare del male a Susan, tutto qui".

Ce lo dice chiaramente Paul: a quel punto aveva fatto la scoperta più tremenda della vita, quella che, con ogni probabilità, getta un’ombra su tutte le successive relazioni: la scoperta che l’amore, perfino il più ardente e sincero, può, se aggredito nella giusta proporzione, cagliare in un grumo di rabbia mista a pena.

Julian Barnes scrive benissimo. E il suo libro offre infiniti spunti di discussione: il più semplice riguarda le relazioni d'amore. Può un amore sopravvivere a una così grande differenza di età? Parrebbe di no, a leggere il libro, ma a volte invece la coppia regge (vedasi presidenti francesi ed ex insegnanti). L'alcolismo, anche. Quello del marito di Susan e quello di Susan stessa (peraltro descritto benissimo nel libro). Il personaggio di Paul lo abbiamo distrutto, poraccio. E un po' vigliacco lo è davvero, anche se non lo abbiamo del tutto condannato per aver lasciato Susan. Alla fine quello con tutta la vita davanti è lui, e Susan si sta rapidamente autodistruggendo.

Tirando le fila della discussione che è stata vivace e divertente, con Miffi a difendere il libro e noi un po' a stroncarlo (ma non troppo), il libro ci è piaciuto ma anche no. Come detto l'autore ha grandi capacità, e la storia parte bene, per poi spegnersi lentamente tanto che il giudizio finale è un "Meh" che vuol dire tutto e niente.
Lo so che non è una valutazione vera ma temo sia uno di quei libri che bisogna leggere e farsi un'idea propria.
Alla fine è stata Monica a dire la frase che più mi è piaciuta: Sto uomo scrive benissimo, che qualcuno gli dia una storia da scrivere. 

Ben due recensioni, siore e siori:
Monica, 2 stelle e mezzo
Per fortuna ci sono altre storie
Non c'è feeling fra me e Barnes. E mi dispiace. Perché scrive molto bene, ma cosa? Anche questo libro, che racconta l'incontro e l'innamoramento fra un diciannovenne e una casalinga della buona borghesia inglese negli anni '60, parte bene ma poi si perde e diventa solo un susseguirsi di pagine noiose. Inutile spreco di parole e filosofia spiccia sull'amore.

Cristina, 3 stelle
Inizio e fine di una storia d'amore destinata al fallimento sin dagli albori.
Giovane immaturo (e convinto di essere invece quello nato imparato) si innamora di signora di mezza età che dalla relazione - purtroppo - ha solo da perdere perché invece di godersi il giovane virgulto vigoroso (o presunto tale) butta a carte quarantotto la propria vita e fugge sull'onda dell'entusiasmo dell'innamoramento.
La storia (l'unica, apparentemente) ci viene raccontata dal giovane virgulto nella prima e seconda parte, dall'uomo adulto nel terzo e ultimo e scontato capitolo. Alla fine del libro il lettore non può che concordare con il protagonista quando ammette (anche se non chiaramente) che lui, della vita, non ha capito nulla. Quella che aveva capito era Joan. Non altrettanto Susan (l'attempato amore del protagonista). E a Susan tocca proprio il destino peggiore, non solo viene mollata dal suo giovane cicisbeo ma per giustificare la fuga di lui (eroico, resiste ben dieci anni) viene caricata di marito manesco, figlie ingrate e del vizio del bere.
Ecco, la discesa nell'inferno del bere è raccontata davvero bene. E tocca purtroppo ammettere che si, il protagonista ha fatto bene a mollare Susan. Non l'avesse portata con se in una situazione che negli anni sessanta-settanta sarebbe stata socialmente insostenibile per qualunque donna sarebbe stato pure meglio.
A Barnes va riconosciuta una scrittura davvero buona ma - almeno per me - delle trame non del tutto convincenti.


Ci si vede il 19 febbraio, solito posto solita ora. Libro del mese Louise. Canzone senza pause di  Eliana Bouchard.





lunedì 7 gennaio 2019

Il bene sia con voi!

La forza della vita, la forza dell'umano nell'uomo è enorme, e nemmeno la forma più potente e perfetta di violenza può soggiogarla. Può solamente ucciderla. ... In un'epoca di ferro, la vita, se anche muore, non è comunque sconfitta

In 61 anni di vita Vasilij Grossman ha attraversato due guerre mondiali (nella seconda è stato al fronte come corrispondente di guerra per quasi tre anni, entrando tra i primi ad Aushwitz) e le trasformazioni sociali e culturali di una Russia in cui essere ebreo è un marchio tanto quanto lo era per coloro che vivevano sotto il regime nazista. 

Nella sua esistenza ha quindi attraversato la Storia in tutta la sua crudeltà e in tutto il suo orrore. Tuttavia, dalla lettura dei suoi racconti si comprende che nonostante tutto ha ancora fiducia nel genere umano. Bellissimo il commiato alla fine di Il bene sia con voi! racconto che da il titolo al libro del mese di dicembre.
Che le montagne immortali si riducano pure a scheletri, l’uomo esiterà in eterno. Vogliate dunque accettare queste poche righe di un traduttore dall’armeno che non conosce l’armeno. È probabile che molte cose io le abbia dette malamente, non come avrei dovuto. Ma le abbia dette male o bene, le ho comunque dette con amore. Barev dzes-il bene sia con voi, armeni e non armeni.
Interni del monastero armeno di Geghard,
visitato da Grossman

Grossman è uno scrittore immeritatamente sconosciuto al grande pubblico. Merita conoscerlo, fosse anche solo per come ha vissuto la sua vita, per la visione critica ma non cinica del periodo storico in cui a vissuto, per il coraggio di dire sempre e comunque quello che pensava, pagando in prima persona il coraggio delle proprie convinzioni.

Il bene sia con voi! è una raccolta di racconti, un punto di partenza per conoscerne lo stile asciutto (da buon giornalista), ma non freddo. Come in ogni raccolta qualcosa ci è piaciuto di più, altro meno. Probabilmente il racconto lungo, quello che da il nome al libro, è proprio quello più noioso da leggere.

Non c'è stato un racconto "preferito", anche se il primo Il vecchio maestro, è forse quello dall'impatto emotivo più forte, così come La strada, storia di un mulo italiano portato sul fronte russo in cui si può riconoscere la storia di tanti nostri connazionali in periodo di guerra.

Nel complesso un buon testo, ma molto triste. Sicuramente non il capolavoro dell'autore ma un buon punto di partenza.

Una sola recensione, di Cristina (3 stelline):
Una raccolta di racconti, tutti più o meno dolenti, alcuni dolorosi. Il più corposo è quello che dà il titolo al libro ed è forse quello più indolore, da leggere: quasi un viaggio tra i sassi dell'Armenia, terra che pure lei, in quanto a dolore, non scherza..
La raccolta ha il pregio di essere un buon modo per conoscere un autore notevole non fosse altro che per il coraggio dimostrato nel ruolo di corrispondente di guerra prima, di autore poi, in una Russia sempre più antisemita. Delle difficoltà racconta brevemente proprio in Il bene sia con voi, racconto del periodo vissuto in Armenia a lavorare a una traduzione dall'armeno al russo del testo di un autore oramai sconosciuto (almeno a me).
Come in tutte le raccolte alcune cose ti piacciono di più (il vecchio maestro, La strada), altre di meno. I racconti più "sentimentali", quelli citati, mi sono piaciuti parecchio, in effetti, ma ho trovato piuttosto noioso proprio Il bene sia con voi.
Un autore da recuperare di sicuro, in un periodo più ottimista.


Prossimo incontro il 22 gennaio del nuovo anno:
Si legge L'unica storia di Julian Barnes.