martedì 13 marzo 2018

Che cosa farò, Bob?

Elizabeth Strout
Che cosa farò Bob? Non ho più una famiglia” – “Sì che ce l’hai”, rispose Bob, “Hai una moglie che ti odia. Tre figli che ce l’hanno a morte con te. Un fratello e una sorella che ti fanno impazzire. E un nipote che una volta era una nullità, ma a quanto pare ultimamente lo è un po’ meno. 
Questo è ciò che si definisce una famiglia”.

Un altro interno familiare, un'altra storia americana. Un'America di cui si analizza la società, i rapporti familiari sempre più in crisi e sempre più indefiniti, la mancanza di cultura e si, di storia, ma alla quale si lascia comunque una speranza di lieto fine.

Elizabeth Strout è una nostra vecchia conoscenza. Di suo abbiamo già letto Resta con me, storia anche quella familiare, anche quella intrisa di dolore e sofferenza, anche quella con un finale tutto sommato positivo. Ha una notevole capacità di costruire i suoi personaggi e di entrare in punta di penna nelle loro vite che si abbina a una scrittura efficace e mai banale.

New York
I ragazzi Burgess sono tre. Il più grande, Jim, avvocato di successo, sposato con figli, e i gemelli Bob e Susan. Anche Bob è avvocato ma da sempre vive nell'ombra di Jim. Susan, invece, unica a vivere ancora in Maine, ha avuto molto meno successo nella vita, ha un lavoro da un ottico, e sta ancora affrontando i postumi di un divorzio. Con lei vive il figlio Zachary, adolescente problematico, e una stramba signora che ha affittato una camera all'ultimo piano della casa di Susan.
Sullo sfondo New York, città simbolo del successo americano,  ma anche piena di ipocrisia e in cui conta più l'apparenza che la sostanza, e la crisi economica e sociale del Maine, il cui tessuto sociale - già all'origine frutto di migrazioni e di (mancata) integrazione - è minacciato (o meglio così si sentono i suoi abitanti) dall'arrivo di una comunità di somali che non riescono o non vogliono integrarsi.
Un giorno Zachary lancia una testa di maiale all'interno del locale che i somali usano come moschea. Una bravata, in realtà, priva di connotazioni politiche e religiose come scopriremo lungo il racconto, ma che avrà conseguenze notevoli su tutti i protagonisti del libro che si vedono costretti a tornare a casa per aiutare questo nipote spaventato e solo e tutto sommato sconosciuto. 
Portland, nel Maine. Shirley Falls dove la Strout ambienta
il racconto, è una cittadina fittizia.
Il ritorno a casa comporterà affrontare i fantasmi del passato, rappresentato dall'incidente in cui è morto il padre, apparentemente causato da Bob, e quelli del presente: la vita a New York, agiata e di successo ma molto meno felice di quanto appare, una sottile crisi esistenziale che stanno vivendo tutti i personaggi principali, equilibri familiari che si devono ricostruire quando i figli crescono e si allontanano da casa.
Un microcosmo di personaggi in cerca di se stessi che cade e si rialza e alla fine si scopre migliore di com'era, e forse più felice.

Ho trovato due recensioni:
Monica, 4 stelle
Confermo : la Strout mi piace. Il libro all'inizio non coinvolge, parte lento, ma è giusto così. Alla fine si capisce il perché. L'autrice è bravissima a scandagliare nell'animo umano e la vera natura dei personaggi emerge piano piano. La storia può sembrare banale, ma la differenza sta nelle indubbie capacità di questa autrice di entrare così bene dentro i suoi personaggi ma di non prendere posizione e lasciare a noi lettori il libero arbitrio di... pensarci su! Consigliato, ma non per tutti.

Cristina,  4 stelle
Interno familiare molto ben scritto anche se un poco scontato. La Strout ha una notevole capacità di entrare nei suoi personaggi senza forzare le cose. Viene detto il sufficiente e il resto lasciato alla sensibilità del lettore e alle sue aspettative.
I protagonisti sono tutti imperfetti, alcuni anche un po' sgradevoli, ma molto umani nelle loro debolezze e fragilità. Alla fine, tra rivelazioni, crescite personali e qualche discesa dal piedistallo sono tutti migliori, ma in questo caso il finale "lieto" che purtroppo la Strout ritiene necessario (per questa lettrice non sempre lo è) non mi disturba più di tanto. Consigliato.


Stefania gli ha dato 4 stelle (pure lei ^_^) ma non ha recensito.

A questo punto dichiariamo che il libro ci è piaciuto e passiamo a quello del prossimo mese: Gli anni di Annie Ernaux.


Ci si vede martedì 3 aprile 2018, solito posto, solita ora.