mercoledì 14 febbraio 2018

Come rette parallele...

Isabella Bossi Fedrigotti
Voglio essere la prima ad andarsene, secondo una corretta contabilità dei morti, perchè sono la maggiore: m'illudo che potrebbe essere una vendetta, che lasciandola sola sia costretta a compatirsi, a compatirmi, ad amarmi un poco, nel ricordo.
Il rapporto tra sorelle: confidenze e segreti, gelosia e complicità, gioie e dolori, solidarietà e competizione.
Se si va d'accordo è uno dei rapporti più belli che esistano: su tua sorella potrai sempre contare. Ma se le cose non vanno bene, allora le cose si complicano notevolmente, si arriva a rancori che solo chi condivide la stessa storia può capire.
Esagero, sicuramente. Ma avendone una anche io posso ben descrivere la complessità della sorellanza, dal "mi presti quel vestito" a "se ti prendo ti distruggo".
In Di buona famiglia Isabella Bossi Fedrigotti ci racconta di Virgina e Clara, sorelle agli antipodi. Clara, tranquilla, solida, affidabile. Virginia, ribelle, irrequieta, passionale. La loro storia si srotola lungo tutto il novecento, dai primi anni del secolo fino ai tardi anni ottanta. Sullo sfondo di un rapporto conflittuale ma mai apertamente messo in discussione l'Italia che cambia, il crollo di un ceto  che non riesce ad affrontare i cambiamenti economici e sociali e si aggrappa alle convenzioni e alle apparenze, perdendo quasi tutto ma non i suoi riti.

Una villa nobiliare in Trentino, come mi immagino sia quella
nella quale si svolgono le vicende Di buona famiglia
Il romanzo è diviso in due parti. Nella prima, con stile colloquiale, il narratore ci racconta la storia del romanzo dal punto di vista di Clara, la sorella minore. Una vita vissuta sempre nel rispetto di famiglia e convenzioni, disillusa presto da un amore mal riposto, ma capace, in età adulta, di una sua ribellione ma mai di una vera rottura.
Nella seconda parte, invece, Virgina si racconta direttamente al lettore. Prevedibilmente il punto di vista sulle varie vicende è molto diverso. Molta della ribellione di Virginia è più apparente che sostanziale, aderente più al ruolo che la narratrice stessa ammette di aver interpretato tutta la vita che a un vero desiderio di rottura. La narrazione di Virginia è, però, sicuramente meno edulcorata di quella di Clara. Le ipocrisie, i rancori, i molti peccati di famiglia sono sciorinati senza scusanti. E non ne esce bene nessuno.
Fraintendimenti, gelosia e rancori scavano presto un solco tra le sorelle. Se avessero il coraggio di affrontarsi forse non sarebbe così profondo da dividerle, ma in questa famiglia si sceglie il silenzio.
Sulla terrazza (due sorelle) di Renoir
Dolori e sofferenze non vengono mai affrontati e rimangono in profondità a incancrenire fino a separarle completamente. E' Clara con la sua freddezza rancorosa o è Virginia che, non ammettendolo nemmeno con se stessa, volontariamente distrugge la relazione della sorella, la vera causa della loro separazione? O è solo che così le cose dovevano andare? Era quello il loro ruolo nella vita? E del resto sono ormai vecchie entrambe, ha senso scavare ora nella storia di famiglia, chiedere ragioni e motivazioni, cercare la verità?

Il libro è stato scelto da Rita. E' un libro "datato", essendo stato stampato nel 1991. Annarita e Monica lo avevano già letto anni fa, ma il suo ricordo era sbiadito. E' stato un libro di successo, all'epoca, e l'autrice ha avuto giusti riconoscimenti, incluso un paragone estremamente lusinghiero con Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
In qualche modo Di buona famiglia ricorda Il Gattopardo nell'essere uno spaccato di un epoca di trasformazioni profonde narrato attraverso le vicissitudini di una famiglia le cui tante apparenti virtù nascondono molti (troppi) vizi. Lo stile della Bossi Fedrigotti richiama, anche, quello del romanzo di Tomasi di Lampedusa, e questo non può che essere un complimento.
Tuttavia nel racconto la Bossi Fedrigotti omette molto, forse troppo, e avvenimenti che hanno importanza sono lasciati in sospeso. Uno in particolare, che viene rivelato a fine libro, lascia molti interrogativi nel lettore. E si rimane - forse giustamente - nel dubbio su quale sorella stia dicendo la verità, a quale delle due interpretazioni di queste vite parallele, purtroppo destinate a non toccarsi veramente mai, sia quella più vera.
Per tirare le fila il libro ci è piaciuto abbastanza: è scritto benissimo, la storia scorre e non è banale. Tuttavia abbiamo il dubbio che se ci chiederete un parere tra un paio di mesi avremo difficoltà a ricordare storia e libro :).

Ho trovato queste recensioni:
Monica, 3 stelle
Quel che appare non sempre è
Non ricordavo niente di questo libro già letto quasi 30 anni fa, all'epoca in cui uscì e vinse il Campiello. Ricordavo che mi era piaciuto, ma nulla di più. E temo che anche adesso sarà così. Perché il libro si legge facilmente ed è del numero giusto di pagine per non annoiare. La cosa che più mi ha convinto è la scelta dell'autrice di raccontare la vita di una famiglia attraverso due contrapposte visioni, che non si alternano di capitolo in capitolo come spesso succede in altri libri, ma dividono il romanzo esattamente in due parti. Due donne, due sorelle e apparentemente due personalità contrapposte. Ma è davvero così? Questo romanzo è l'ennesima conferma di quanto noi donne siamo le prime nemiche di noi stesse, di quanto incidano le apparenze, il non detto, l'ipocrisia cattolica e le false buone maniere. E intanto la vita scorre e fugge via e non resta altro che il rancore. Suggerimento: provare a leggere il libro partendo dal racconto di Virginia... potrebbe essere un interessante esperimento. 

Cristina, 3 stelle
Storia famigliare molto ben scritta, con qualche omissione. Due sorelle diversissime si raccontano (una in verità viene raccontata, colloquialmente, dalla voce narrante. L'altra parla in prima persona) e raccontano l'altra.
Tra omissioni, bugie e dolori mai affrontati a viso aperto dalla frizione si passa al baratro. Nemmeno la tarda età riesce a sanare un rapporto che, forse, non è mai esistito davvero, soffocato dal ruolo che ognuna delle sorelle si è vista affidare (o si è autonomamente presa) dalla vita.
Sullo sfondo le trasformazioni sociali e culturali del secolo scorso, anche se qui sono smorzate dai vincoli posti dall'essere Di buona famiglia, e dal peso delle convenzioni che questo impone su entrambe le protagoniste.


Per uno strano scherzo del destino la scelta del prossimo libro è ancora nelle mani di Rita che ha scelto I ragazzi Burgess di Elizabeth Strout.


Il prossimo incontro è fissato per martedì 6 marzo, alle ore 20.00, a casa di Zaffira.

A presto.