lunedì 15 ottobre 2018

Una stanza tutta per gli altri

Alicia Gimenez-Bartlett
Chi serve nella casa di un re finisce per credersi di sangue nobile solo perrcé sa che differenza c'è tra l'oro e l'ottone.

Alicia Giménez-Bartlett lascia le indagini dell'ispettrice che l'ha resa famosa e si immerge nell'Inghilterra di inizio Novecento e tra le due guerre mondiali. E non una Inghilterra qualunque ma quella di Virginia Woolf nella cui cucina ci ritroviamo a vivere, addirittura.
Conosciamo così il Bloomsbury Group, un gruppo variegato di intellettuali (scrittori, pittori, economisti ne hanno fatto parte negli anni) le cui opere (e comportamenti) hanno influenzato la società inglese per almeno un ventennio. Lo facciamo, però, da un punto di vista diverso, attraverso gli occhi di Nelly Boxhall che dei Woolf fu la cuoca per quindici anni.

L'opera mescola con abilità biografia e invenzione letteraria (la Giménez-Bartlett immagina il ritrovamento del diario di Nelly ma i fatti narrati sono ricavati dal diario di Virginia Woolf). Già dal titolo, che richiama quello del famoso saggio di Virginia Woolf "Una stanza tutta per sé", si comprende un po' dove vuole andare a parare l'autrice. Si tratta infatti sia di una celebrazione della vita e delle opere della famosa scrittrice, sia di una critica alla stessa.
Di Virginia Woolf ci vengono mostrati fascino e cultura, ma anche le tante ipocrisie e l'incapacità di vera empatia verso le sue "serve", frutto di educazione e differenze sociali che ancora oggi sono presenti nella cultura inglese.
Il quartiere di Bloomsbury, oggi
Il racconto di Nelly, via via più critico nei confronti della Woolf, descrive bene anche il vissuto sociale delle tante, tantissime donne obbligate ad andare a servizio, spesso prive di famiglia e di istruzione e quindi di possibilità di emanciparsi. Nelly, a modo suo, vivendo nell'ambiente di Bloomsbury acquisisce una maggiore consapevolezza di se e dei propri diritti, ma come dice spesso nel libro, si tratta di un'arma a doppio taglio, che di fatto la fa vivere in un limbo. Non sente più di appartenere al ceto (e all'ambiente) dove è nata ma non potrà mai appartenere nemmeno a quello in cui si trova a vivere perché anche coloro che fanno gran vanto delle proprie lotte per l'uguaglianza sociale la tengono ben distante.
Emblematico, in questo, che i Woolf non concedano a Nelly una stanza tutta per se all'interno della propria casa. In quella che è la scena più importante del libro Nelly rivendica i propri spazi e lo fa proprio scacciando la scrittrice dalla sua stanza.
Virginia Woolf  esce dal racconto un pochino ammaccata, diciamo. Ma il ritratto che ne viene fatto è probabilmente molto più veritiero di quello di tanti saggi e biografie.

Devo dire che mai prima d'ora c'era stata una simile convergenza di opinioni. Il libro è piaciuto a tutte. E' scritto bene, interessante e basato su una richerca bibliografica accurata. La cuoca Nelly, pur nel suo carattere spigoloso e qualche volta fuori dalle righe ci è stata da subito simpatica, tanto che avremmo voluto che il diario esistesse veramente.
L'unica obiezione presentata è che dal racconto la figura di Virginia Woolf ne esce un po' maluccio, perde quell'aurea di progressista che la lettura del bellissimo Una stanza tutta per sé faceva immaginare. Nonostante tutto la Woolf era troppo figlia del proprio tempo e del proprio ceto per poter davvero capire le rimostranze del proprio personale di servizio. La scrittrice dimostra, però, anche una pazienza e una tolleranza verso alcuni comportamenti di Nelly che probabilmente all'epoca ben pochi avrebbero avuto. Forse aveva ragione Agatha Christie in parecchi suoi gialli quando scrive che la perdita di una buona cuoca è una tragedia per una casa ^_^.

In rete ho trovato ben due recensioni (che come vedrete convergono sul voto complessivo dell'opera). A grande richiesta d'ora in poi non parleremo più di stelle, nelle valutazioni, ma passiamo direttamente alle palle. Un po' dissacrante ma chiaro.

Monica - 4 palle!
Virginia Woolf
Un gran bel libro, molto interessante.
Ci fa conoscere Virginia Woolf da una prospettiva diversa da quella autobiografica dei suoi libri.
Lo fa attraverso le parole della sua domestica, donna umile, orgogliosa, che acquisisce indipendenza di pensiero giorno dopo giorno, vivendo in quella casa sempre piena di artisti ed intellettuali.
È passato un secolo esatto da allora, ma pare che molte cose non siano cambiate.
Libro attualissimo, adesso che la parola radical chic è molto di voga, con tutte le sue connotazioni.


Cristina - 4 palle!
Confesso che di Virginia Woolf non sapevo quasi nulla (a parte che si è suicidata e che era una scrittrice). Di suo ho letto (se così si può dire, l'ho caldamente odiato) Orlando. Mi piaceva l'idea di questo essere che a ogni cambio di secolo cambia anche sesso, ma la trattazione mi ha urticato parecchio e alla fine ho desistito.
Colpa mia? Sicuro. Quanto meno per non aver scelto un libro nelle mie corde.
Sta premessa per dire che non avevo aspettative sul libro (nemmeno sull'autrice di cui ho letto solo un paio di gialli, carini, peraltro).
Comunque mi è piaciuto (più la prima parte che la fine onestamente). Mi è piaciuta la voce di Nelly, e l'ambiente (per quanto particolare come quello in cui vivono i protagonisti) tra le due guerre mondiali, visto attraverso gli occhi di una donna, non sposata e per di più costretta a lavorare praticamente priva di diritti. Ed è proprio dalla richiesta di diritti che nascono le tensioni. Mi domando come abbiano potuto vivere sotto lo stesso tetto in quella tensione e, pur parteggiando per Nelli, ammetto che se spesso (soprattutto alla fine) il suo comportameno risulta sgradevole, come quello di tutti quelli che chiedono ciò che gli spetta, in fondo.
La Woolf non ne esce benissimo, forse, ma il ritratto mi pare aderente a quello di una donna del suo ceto in quel periodo: da una parte lotta per i diritti ma si sconvolge e non poco quando si rende conto che quei diritti spettano anche alle sue cameriere.
Interessante. 


Prossima serata martedì 13 novembre. Il libro del mese sarà Quasi niente di Mauro Corona e Luigi Maieron.


A presto.