sabato 22 luglio 2017

Di chi sono i figli?


Oggi davvero ignoro che luogo sia una madre. Mi manca come può mancare la salute, un riparo, una certezza.

Abruzzo, 1975. La protagonista del libro si ritrova sulla porta di una casa, una valigia in una mano, un mucchio di scarpe nell'altra. Ad aprirle la porta la sorella minore, Adriana, che non ha mai visto. Altrettanto sconosciuta le è la famiglia (e il mondo) oltre quella porta.

Allora la mamma tua qual è? - ha domandato scoraggiata.
Ne ho due. Una è tua madre.

Ha vissuto per tredici anni con un'altra famiglia, che l'ha allevata nel benessere e nell'amore. Eppure nello spazio di un attimo tutto cambia, e arriva l'abbandono. Il secondo, doloroso e terribile, nella vita di questa ragazza che non ha nemmeno un nome. Per tutto il libro è solo l'Arminuta, la ritornata.

Di chi sono i figli? Di chi li fa? Di chi li cresce? Di chi li ama?
Khalil Gibran scrive che sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita. Perchè i figli sono il futuro, arrivano attraverso i genitori, ma poi devono essere liberi di andare e fare la loro vita. Si dice che siano di chi li cresce e li ama, tuttavia molti adottati, pur amatissimi, parlano di un vuoto da riempire, di un dolore che non dà tregua, quello dell'abbandono della famiglia biologica. Eppure spesso la rinuncia a un figlio la si fa per dare a quel figlio un futuro migliore, quella vita che con te non potrebbe mai avere. Scrive Madre Teresa di Calcutta:

C’erano due donne che non si erano mai conosciute.
Una non la ricordi, l’altra la chiami mamma.
La prima ti ha dato la vita, la seconda ti ha insegnato a viverla.
La prima ti ha creato il bisogno d’amore, la seconda era lì per soddisfarlo.
Una ti ha dato la nazionalità, l’altra il nome.
Una il seme della crescita, l’altra uno scopo.
Una ti ha creato emozioni, l’altra ha calmato le tue paure.
Una ha visto il tuo primo sorriso, l’altra ha asciugato le tue lacrime.
Una ti ha lasciato, era tutto quello che poteva fare.
L’altra pregava per un bambino e il Signore l’ha condotta a te.
E ora mi chiedi la perenne domanda: eredità o ambiente,
da chi sono plasmato?
Da nessuno dei due.
Solo da due diversi amori.

L'adozione è o dovrebbe essere una scelta d'amore, eppure a volte è un'egoistico desiderio di avere qualcosa che la natura non ci concede. E cosa succede, in una famiglia, quando arriva un bambino? Spesso nelle famiglie adottanti succede che arrivi anche il tanto agognato figlio naturale. E allora la posizione dell'adottato a volte diventa difficile. Eppure come può, chiunque, abbandonare qualcuno che ha amato, cresciuto, protetto, senza almeno spiegare le motivazioni? E ritornare nella sua vita, in seguito, sperando che nulla sia cambiato? Divago, su un argomento che non ha, non può avere, facili risposte.

Alla serata eravamo in sette, sei le conoscete: Rita, Daniela, Marilaura, Cristina, Miffi e Monica. A noi si è unita Annarita che il libro lo aveva letto e che saputo della serata ha voluto parlarne con noi. Pare che non si sia spaventata troppo. Speriamo riescs a unirsi a noi ^_^.

Come purtroppo accade, dato che il libro ci è piaciuto, scrivere questo articolo risulta particolarmente difficoltoso. E' molto ma molto più divertente quando il libro è un così così.

Purtroppo per me, invece, il libro è decisamente bello, con una tematica importante e difficile, che ha toccato in qualche maniera ognuna di noi, chi perchè simile a quella di famiglia (la pratica dei figli affidati è ancora oggi attuale, come dimostrano anche recenti fatti di cronaca) chi perchè ha figli o ha perso la madre troppo presto.
E' un libro che è stato molto letto e molto amato. E caso abbastanza strano, lo consigliamo tutte, anche se con distinguo, come sempre.

Miffi
Scrittura scarna e feroce che fa dimenticare il dolore che provoca la storia.
Racconta servendosi di dettagli (brevi frasi pronunciate, angoli della casa, piccoli fatti quotidiani, ambienti, piccole abitudi, espressioni del volto  e tic dei personaggi) i  due diversi contesti sociali in cui si svolge: una famiglia disagiata, sovraffollata e disfunziale; una "specie " di altra famiglia, benestante, cattolica, istruita.
Di madri ce ne sono due ma di fatto nessuna. Splendidamente delineata la difficile corsa -dolorosissima- per trovare una identità in assenza di Madre. 
Identità destinata ad essere emotivamente instabile per sempre, a tratti invadente come una macchia d'olio nel futuro se pur, forse, di arrivata istruita donna adulta.
Pone interrogativi sull'assenza di cura così determinante in qualunque contesto e periodo storico. E sull'abbandono. Che viene descritto come una gigantesca menzogna: ai bambini le bugie forse piace dirle, come fossero una favola; ma non possono sopportare che gli vengano raccontate dagli adulti.
Pone interrogativi sul bisogno di essere madri biologiche  a tutti costi: persino quello di riconseganre ai legittimi proprietari, come una bambola con la quale si è giocato -forse anche sinceramente- per oltre dodici anni una bambina "presa" da un'altra famiglia.
E pure sul senso dell'adozione: quale tipo di amore si sviluppa per un figlio "scelto"  ma non partorito e per quello invece biologico? Interrogativo scomodo ma terribilmente attuale.
Non secondario l'elogio all'intelligenza: quella della sorellina Adriana,  selvatica e non coltivata da famiglia e istituzioni ma pur efficace nella soluzione dei problemi; capace di amore e comprensione, lucidae persino ironica;  e quella invece che ha potuto affinarsi grazie  all'istruzione e, forse, dall'esempio di una famiglia "normale" e benestante.
Ma è la forza il vero tratto trainante del testo.
Quella delle risorse personali che hai oppure no; che forse separano la vita emotiva da quella detta razionale, quel talento speciale che sanno fare emergere certe persone cui la sorte da davvero poco in cambio. Se non se stesse.


Stefania, 4 stelle
Una ragazzina, allevata da una zia che crede sua madre, viene improvvisamente restituita alla poverissima famiglia di origine. Il libro parla del trauma e della ricerca di sé stessa della protagonista, ricerca mai finita e trauma mai risolto. Ad aiutarla la sorella, una ragazzina selvatica ma dolcissima e a tratti geniale.

Daniela, 3 stelle
Bello si, ma non certo un capolavoro...
Scorrevole, niente di più di ciò che serve, nessun fronzolo, nessuna aggiunta inutile, tocca profondi sentimenti, realmente vero come usava un tempo (e come ancora usa in mezzo mondo) di lasciare uno o più figli a parenti che possano allevarli.
Però non direi un capolavoro, come è stato censito. Buono certo, una lettura scorrevole e coinvolgente, ma insomma, niente di così strabiliante o nuovo. Da leggere comunque.


Cristina, 3 stelle
La storia mi è piaciuta molto, il libro non tanto
Una storia commovente e durissima, in un libro che non mi ha convinta del tutto. Lettura coinvolgente, e in alcuni tratti davvero bella, ma secondo me non un capolavoro e con troppe cose non approfondite e lasciate in sospeso. A quasi tutti i personaggi non viene dato lo spessore e il pregresso che avrebbero dato quel di più che qui secondo me manca.
I personaggi che più mi sono piaciuti sono la sorellina Adriana, saggia e intelligente, molto più preparata ad affrontare la vita della protagonista, e la madre naturale, la cui storia avrei voluto più completa. Così di questa donna abbiamo solo la durezza, e nulla di quello che l'ha fatta diventare così: solo sprazzi e episodi, alcuni molto belli come quello in cui racconta del primo incontro con la figlia ormai cresciuta, purtroppo non approfondito, e il dolore per la morte del figlio maggiore, che risulta in parte incomprensibile vista l'indifferenza con cui tratta i figli nel resto del racconto.
La storia, di fatto, si avvita attorno al dolore della protagonista, comprensibile e totalizzante, e a come gli eventi si ripercuotono su di lei. Da un lato ciò permette una lettura estremamente empatica, ma dall'altro la priva di una visione imparziale che io personalmente avrei preferito.
Rimane una protagonista la cui identità viene così disgregata che non ha nemmeno un nome, resta sempre e solo l'arminuta (la ritornata), quasi fosse un pacco che gli adulti si passano indifferenti, e un dolore che graffia a sangue, ben trasmesso dall'autrice, tanto che per un po' ho pensato fosse quasi autobiografico
.

Agosto non ci vedrà riuniti ufficialmente, quindi la prossima serata del club sarà a settembre. Martedì 12 per la precisione, con La casa della moschea di Kader Abdolah: