sabato 29 novembre 2014

Venuto al mondo

Lascio nuovamente la parola a Cristina per la recensione della serata di martedì 18 novembre, non perchè non ci fossi ma semplicemente perchè, non avendo letto il libro, mi è sembrato giusto lasciare spazio a chi l'ha fatto... o almeno ci ha provato!

Avevo intuito che Venuto al mondo di Margaret Mazzantini sarebbe stata una lettura difficoltosa quando, nel comunicare a Maria Grazia titolo e autore per la riunione di novembre del Club, mi sono sentita rispondere: "La Mazzantini? Per carità!"
Ohibò, si comincia bene, ho pensato! :)


Il 18 novembre eravamo in sei (con l'aggiunta di Chicco, il figlio di Stefania, ospite gradito ma involontario, che si è dedicato ai suoi amati fumetti e ci ha lasciato alle nostre rutilanti discussioni su un libro che ci ha visto piuttosto divise nei giudizi.
Presenti io (Cristina), Daniela, Francesca, Marilaura, Stefania e Maria. La cronaca della serata ricade su di me dato che Francesca ha ceduto le armi davanti al tomo mensile e ha passato il testimone alla sottoscritta, che almeno un 200 pagine me le sono lette. Poi pure io mi sono arresa, lo confesso. Più brave le altre lettrici fortunatamente, che il libro lo hanno finito e pure apprezzato... più o meno.

La storia raccontata è quella di Gemma, dei suoi amori, soprattutto quello per Diego, giovane fotografo che incontra a Sarajevo dove si è recata per la tesi di laurea, di un figlio desiderato disperatamente e ossessivamente, fino alle estreme conseguenze, fino alla disperazione. Si racconta anche di Sarajevo, ieri e oggi, e della Guerra di Yugoslavia. Così amore e morte si uniscono in una storia il cui finale non racconto, se volete ve lo andate a cercare in fondo a questo tomo da quasi 500 pagine scritto con stile denso e ridondante.
Uno stile che ci ha diviso, come ci ha  diviso il personaggio di Gemma, antipatico alla maggior parte di noi e che solo in parte siamo riuscite a comprendere e capire.
Nel tirare le somme, e prima di inserire le recensioni, il sunto delle opinioni sul libro: Francesca non pervenuta :). A Daniela, Maria e a me medesima illustrissima il libro non è piaciuto. Marilaura lo ha apprezzato ma non è un libro che rileggerà. A Stefania è piaciuto moltissimo.
Unica cosa su cui siamo state tutte (o quasi) concordi è che lo stile della Mazzantini non lo amiamo: troppo involuto, troppo ricercato in alcuni punti per poi crollare in una volgarità inutile, in una metafora ripetitiva; come se l'autrice conoscesse le tecniche di scrittura, ma le mancasse, forse, una vera capacità di scrivere.
Comunque ecco le recensioni (pochine purtroppo):

Stefania 5*
Un libro molto bello e complesso. Le vicende della protagonista, il suo desiderio di maternità a tutti i costi si intrecciano con la storia della guerra in Iugoslavia e dei suoi orrori. Come molti libri della Mazzantini il soggetto è la debolezza degli esseri umani, insieme alla bellezza e ricchezza dei loro sentimenti.

Cristina 1*
Mi dispiace, ci ho provato, lo giuro.
Ho arrancato per 100 pagine nella vita di una protagonista che mi ha grattato sui nervi fin da subito, in una palude di frasi secche, involute, ripetute, piene di metafore canine francamente perplimenti, ma quella del cane che si butta sulla merda, quella è stata troppo.
Ho sopportato 100 pagine di questa qui che manco scende dall'aereo e ha già il poeta sfigato e il fotografo talentuoso ai suoi piedi, e molla entrambi per sposare il borghese fidanzato in un tripudio di pizzi e svolazzi. Ma poi... poi il fidanzato (ora marito) borghese, con carriera sicura, che la ama ma anche no è troppo poco, e così si tormenta ancora il giovane fotografo perchè si sa, il vero amore, quello totalizzante, vince sempre.
Ho tollerato ancora 50 pagine di "siamo solo noi e il mondo fuori", e sono così felici, ma così felici che quando finalmente tutti e due fanno carriera (perchè il vero amore è romantico, ma la miseria lo è per poco) e lui la ama totalmente nonostante lei sia una prugna secca vecchia e insopportabile che manco si accorge che le sue studentesse sono tutte strafighe che glielo deve far notare lei così che la possa rassicurare che non se ne accorge, ecco che Gemma deve cercare quello che le manca e allora parte la corsa al figlio, perchè si sa mai che Diego la lasci, e allora deve possederlo, o possedere una parte di lui che sarà sua e sua soltanto.
E ho sopportato ancora 50, 60 pagine di esami, aborti, tragedie, ovuli incompleti, con la protagonista in avvitamento completo su se stessa, per questa ossessione riproduttiva, fino all'ultima speranza, fino al rigetto della richiesta di adozione.
Ho tollerato altre dieci, 20 pagine, (ma lo confesso, ho saltellato e molto) di metafore su uteri sterili, deserti inospitali, ovuli tristi, altre donne fertili e lei no.
Poi ho detto basta.
Non me ne frega niente di sapere come sia nato Pietro, da chi e da cosa abbia ottenuto sta donna il figlio che tanto desiderava, come abbia perso Diego, e incontrato il marito. Mi importava di Sarajevo, della guerra, di Rajko, ma l'idea di dover sopportare altre 300 pagine dei piagnistei di questa mi è intollerabile.
La vita è troppo breve per passarla a leggere libri così.
Margaret, mi dispiace, ma passi da "lettura possibile" (nemmeno Non ti muovere mi era piaciuto granchè) a "lettura impossibile". Tu manco te ne accorgerai, ovviamente, ma io si.
Addio. 

Daniela gli ha dato 2 stelline ma non ha recensito il libro.

Su tutto due frasi mi hanno colpito. Una è di Maria, che fa sempre osservazioni molto profonde e interessanti, ed è che mai come in questo libro il detto Tale padre tale figlio si rivela completamente sbagliato. L'altra ci arriva via mail da Stè che qualche giorno fa ci ha inviato il riassunto di Chicco della serata:
"Mamma, perchè leggete libri noiosi su un alieno mutante che fa il fotografo?"
"???"
"Si dai, quello che rilascia sostanze tossiche... quello tossico!"
Eh già. Perchè?

La prossima lettura, proposta da Daniela, è IL CAFFE' DELLE DONNE di Widad Tamimi.


Ci si vede MARTEDI' 16 DICEMBRE , solito posto, solita ora! E oltre agli auguri ci scambieremo, come l'anno scorso, anche un piccolo regalo libresco da sfogliare durante le feste.

Cristina

Bene, concludo questa simpatica recensione di Cristina ricordandovi di portare un libro, solo uno, incartato e anonimo. Può essere un libro che avete a casa, oppure comprato nuovo fresco fresco... un libro che avete amato e che volete condividere. Al termine della serata ogniuno pescherà nel mucchio e... il caso deciderà!!!
A presto e buone letture

Francesca


giovedì 6 novembre 2014

Decanter

Avevano ragione Maria e Stefania: "Resta con me" è un romanzo che ha bisogno di tempo per essere capito, recepito e digerito.
Dopo molti giorni dalla sua lettura, ancora ripenso al bel romanzo di Elizabeth Strout.


Sulle prime il romanzo mi era piaciuto abbastanza ma senza entusiasmarmi. Non riuscivo a trovare le parole per descriverlo, per esprimere con esattezza ciò che mi era piaciuto e ciò che mi aveva lasciata perplessa. A distanza di giorni posso dire che è un romanzo davvero importante. I sentimenti espressi, il modo in cui sono descritti, la gestualità dei personaggi, i rapporti tra le persone, l'ambiente ipocrita e bigotto, ignorante e provinciale... tutto è descritto in modo sublime.
E' un romanzo sul dolore, sull'ncapacità di comprenderlo e accettarlo perchè al dolore bisogna arrendersi, altrimenti non si riuscirà mai a superarlo. E' un romanzo sull'ipocrisia della provincia americana, sulla maldicenza e sui danni che può fare. E' un romanzo sulla semplicità e su quanto possa guarire e risanare.
E' un bel romanzo che va letto lentamente e assaporato, come un buon vino che ti lascia in bocca il suo sapore anche dopo molto tempo che l'hai bevuto.

E adesso le recensioni che ho trovato su Anobii.

CRISTINA (senza stelline)
Non ricordo dove ho letto che il dolore del lutto è come una tana di coniglio, si deve percorrerlo tutto fino in fondo per uscirne.
Al protagonista di questo romanzo accade proprio questo: deve percorrere il proprio dolore fino in fondo, fino ad esporlo davanti a tutti, per poter trovare la forza di crescere e andare avanti.
Gli ambienti sono descritti con amore e delicatezza, ma non senza definizione. I protagonisti, soprattutto Tyler e la figlia Katherine, sono complessi, fragili, dolorosi. Gli altri purtroppo solo brevi pennellate di ambiguità, più ombre che luci, che restano sospesi e, tutto sommato, anche un poco inutili: servono solo per far accadere le cose (brutte) che devono accadere. Del resto questo piccolo paese, tutto spazi grandi e inverni gelidi, è come uno stagno o una pozzanghera. Magari è carino in superficie, ma sotto sotto si annida la stessa cattiveria che appesta il resto del mondo.
Il percorso che porta i parrocchiani di questo piccolo paesino sperduto dalla cieca ammirazione, al bieco pettegolezzo crudele, alla finale - e adulta - accettazione del Reverendo Caskey è ben scritto nella prima parte, troppo rapido e consolatorio nella seconda. Nel mezzo, alla rinfusa, accenni di violenza sessuale, impulsi sessuali non accettati, eutanasia, omicidio e aborto, ma sono temi solo sfiorati.
L'autrice accenna, poi sta al lettore prendere le parti di questa o di quello, comprendere o rigettare i personaggi. La Strout racconta, ma ci evita pareri personali, anche se a volte si rivolge direttamente al lettore. La sua opinione a volte credo di averla compresa, ma la critica è solo sussurrata, inespressa, come la rabbia di Tyler che, fino alla fine, è un personaggio che non vuole nuocere a nessuno, dispiacere a nessuno. Peccato che alla fine chi viene ferito e quasi distrutto siano lui e la figlia Katherine.
Riconosco che è un bel libro, ma le tante, troppe citazioni di salmi, e i tanti, troppi riferimenti a un accidenti di filosofo di cui non saprei scrivere il cognome nemmeno dopo dieci tentativi, me lo hanno reso indigesto. Classico caso di libro giusto, ma momento sbagliato.
Molte volte avrei voluto scuotere Tyler, dirgli di svegliarsi, che i suoi amati parrocchiani erano squali in attesa di sangue fresco, ma purtroppo la Strout così lo ha scritto.
Alla fine crescono lui e i parrocchiani: bene così.

STEFANIA ha dato al romanzo 4 stelle ma non ha inserito alcuna recensione

FRANCESCA (IO - 4 stelline)
Bella scoperta Elisabeth Strout. Mi piace il suo modo di scrivere e soprattutto la sua capacità di far crescere la storia anche attraverso piccoli gesti, particolari, sentimenti vaghi che poi diventano man mano concreti e tangibili. Nel romanzo non succede un gran che, dal punto di vista dell'azione, ma avviene una rivoluzione interiore nel protagonista, una presa di coscienza, una maturazione profonda. L'autrice poi descrive con abilità la bigotta e chiacchierono società americana che vive di pettegolezzi e congetture, di ipocrisia e stupidità, con quel leggero sadismo che fa godere delle disgrazie altrui.
Bello, mi è davvero piaciuto. Quattro stelline piene!!! 

Presenti alla serata: Cristina, Stefania, Marilaura, Maria, Daniela, Monica ed Io (Francesca).

E adesso il romanzo scelto per la prossima volta...
VENUTO AL MONDO di Margaret Mazzantini.


La persona che l'ha proposto è stata Stefania
Ci vediamo MARTEDI' 18 NOVEMBRE alle ore 19.30-19-45 alla Trattoria al Torre di Via Cividale a Udine.

Buone letture

Francesca