domenica 12 maggio 2019

Non lasciarmi

Fu quella l'unica volta, mentre stavo lì in piedi a osservare quegli strani rifiuti, sentendo il rumore del vento che attraversava quei campi vuoti, che mi feci trasportare da quella piccola fantasia; perché dopotutto mi trovavo nel Norfolk, ed erano passate soltanto due settimane da quando avevo perso Tommy. Pensavo ai rifiuti, alla plastica che sventolava tra i rami, alla linea di strane cose intrappolate lungo il reticolato, e allora chiusi gli occhi e immaginai che quello fosse il punto dove tutto ciò che avevo perduto dagli anni dell'infanzia era stato gettato a riva; adesso mi trovavo lì, e se avessi aspettato abbastanza, una minuscola figura sarebbe apparsa all'orizzonte in fondo al campo, e a poco a poco sarebbe diventata più grande, finché non mi fossi resa conto che era Tommy, e lui mi avrebbe fatto un cenno di saluto con la mano, forse mi avrebbe chiamata. La fantasia non andò mai al di là di questa immagine - non glielo permisi - e sebbene le lacrime mi rotolassero lungo le guance, non singhiozzavo né mi sentivo disperata. Aspettai un poco, poi tornai verso l'auto e mi allontanai, ovunque fossi diretta.

 E' Non lasciarmi del Premio Nobel Katzuo Ishiguro il libro del mese di maggio. Un libro dalla tematica importante e disturbante, un racconto distopico in cui si allevano cloni per poterli poi utilizzare come "donatori", usandoli fino alla "fine del loro ciclo".
Sandringham nel Norfolk, così mi immagino Hailsham
La voce narrante è quella di Kathy. Per due terzi del libro Kath racconta la sua infanzia e adolescenza trascorsa con i suoi due più cari amici, Tommy e Ruth, prima a Hailsham (un collegio immerso nella campagna inglese), poi ai Cottages. Una vita separata da quella delle persone normali anche se il motivo della diversità dei protagonisti viene solo accennata, sottesa. La rivelazione del destino dei ragazzi arriva durissima ma, come accade ai protagonisti, non inaspettata. Ishiguro accenna, sottende, e alla fine anche noi, come Tommy, Ruth e Kath diciamo: ma lo avevamo sempre saputo.
E' nella terza parte del racconto che l'orrore del destino dei ragazzi viene descritto: le operazioni, il dolore, la debolezza, la speranza - infranta - di poter ritardare il proprio fato. Ma anche qui non c'è ribellione, rabbia, un tentativo di fuggire: i protagonisti accettano il loro destino. Solo Tommy a un certo punto grida il suo dolore e la sua disperazione, ma è un atto inutile, subito sostituito dalla rassegnazione.

Il libro ci ha fatto discutere. I temi sono tanti. Il principale è forse: cosa fa di un essere vivente una persona? Tommy, Kath e Ruth hanno sentimenti, soffrono e amano, si chiedono chi sono e da dove vengono. Eppure vanno incontro al loro destino senza ribellarsene come farebbe chiunque. E anche chi li alleva, e li incontra, li tratta come oggetti o comunque non come esseri umani. I loro stessi insegnanti provano timore o orrore per queste creature a cui ovviamente non riconoscono umanità.  
Fin dove si deve spingere la scienza? E è ammissibile una scienza priva di etica? Chi deve decidere dove sta il limite, o è lecito di decidere se deve avere un limite?
Ci ha colpito anche una tematica meno evidente nel testo, ovvero la ricerca delle proprie origini, di sapere chi si è e da dove si viene. I ragazzi cercano - ognuno a modo suo - l'originale da cui sono stati ricavati, e sognano una vita normale. Sogni piccoli, comuni, destinati comunque a infrangersi nei centri di ricovero.
Ne abbiamo parlato davvero tanto, in una discussione interessante e costruttiva, che purtroppo non riesco a riportare come vorrei.
Se l'intento dell'autore è quello di far discutere l'obiettivo è indubbiamente raggiunto, meno quello di realizzare un libro riuscito dal punto di vista narrativo e stilistico.
E' un libro che agita le coscenze, ma non perfettamente riuscito, secondo noi. Lo stile è lento e piatto, e i personaggi risultano freddi e a volte anche antipatici. Difficile affezionarsi a Ruth, Tommy e Kath, così come apprezzare uno qualunque dei personaggi di contorno.
E' come se l'autore - a un certo punto - avesse perso il controllo del suo racconto o non sapesse benissimo dove condurre la storia.
Comunque un libro che fa discutere, ma la cui lettura, per la delicatezza della tematica trattata, deve essere una scelta individuale del lettore. Non siamo del tutto sicuri che lo rileggeremo, o regaleremo o anche solo consiglieremo ad altri.

Ho trovato la recensione di Monica (3 su 5)
Per anni ho evitato di leggere questo libro che mi era stato regalato tempo fa, ma quando è stato scelto come libro del mese nel gruppo di lettura che frequento, ho pensato che fosse arrivato il momento di affrontarlo.
La storia in sé è un pugno nello stomaco. Come di consuetudine non mi dilungo sulla trama in quanto questa si evince direttamente dalla scheda del libro.
Alla resa dei conti posso dire che sono arrivata alla fine, in poco tempo, e che il libro è meno truce di quanto pensassi. Ma è stata una lettura ansiosa.
Di Ishiguro ho amato particolarmente “Quel che resta del giorno” per la sua scrittura raffinata seppur “lenta”. Ma in questo libro, il suo stile mi è parso stonato. A meno che l’autore non abbia deliberatamente scelto questa scrittura apparentemente piatta, monotona, in cui le emozioni dei protagonisti non emergono affatto.
Non sono d’accordo con chi pensa che un libro come questo vada assolutamente letto, definendolo addirittura capolavoro e non riuscirei a regalarlo. La scelta di leggerlo o meno deve essere individuale.
Eppure è un libro che fa discutere, profondamente, di etica, scienza, progresso, immortalità e coscienza personale. 


E quella di Cristina (3 su 5)
Libro che mi lascia perplessa assai. Per due terzi è il racconto della vita di tre adolescenti pure antipatici con le loro baruffe, i loro amori, i loro dubbi esistenziali. Che siano immersi in una realtà alternativa è appena accennato e, francamente, nemmeno tanto importante. Loro stessi, di essere "altro" rispetto al mondo in cui crescono, non si interessano particolarmente.
Poi la realtà deflagra, e l'orrore del racconto si dispiega. Ma anche qui, senza particolare enfasi sulla situazione che viene accettata dai protagonisti come normale.
Appena un accenno di ribellione, quando tutte le speranze cadono, ed è tutto.
Tema importante, importantissimo, che coinvolge etica, la deriva della nostra società, fin dove deve spingersi la scienza, il rapporto che abbiamo con la malattia, il rapporto vita-morte, che non solo non vengono trattati, ma quasi nemmeno affrontati.
Potrebbe essere una geniale idea dell'autore, come un romanzo abortito a metà.
Boh.
Prima e seconda parte: 2 stelle
Terza parte 4 stelle.
Nel mezzo sta la virtù.
  


A proposito, dal libro è stato tratto un film, dal titolo omonimo.


Hanno anche realizzato la canzone che tanta importanza ha nel testo:







Ci si vede l'11 giugno.
Libro del mese: Mattatoio n. 5 di Kurt Vonnegut.



sabato 4 maggio 2019

Una serata particolare...

Questa è la breve cronaca di una serata un po' particolare del nostro gruppo.
Avevamo programmato la solita riunione a marzo ma una serie di sfortunati eventi non solo ci ha messo i bastoni tra le ruote ma ci ha proprio mandato i piani all'aria.
Tra una cosa e l'altra rischiavamo di non vederci nemmeno ad aprile e poi chissà se saremo mai riusciti a rivederci
A questo punto abbiamo organizzato una serata atipica, chi viene viene, solo per incontrarci e farci gli auguri di Pasqua.
Si è rivelata una serata come sempre molto piacevole, in cui abbiamo parlato del club, del nostro desiderio di ampliare un po' anche le sfide di lettura e magari trovare nuovi membi, e cenato in un ristorante che è stata una simpatica scoperta.
A fine serata abbiamo mantenuto la tradizione, fissato l'appuntamento per la serata di maggio e pescato il libro del mese.
L'onere della scelta è ricaduto su Rita che ha proposto Non lasciarmi di Katzuo Ishiguro.


E del libro di marzo (poi aprile)? Orbene si, ne abbiamo parlato, ed è un libro simpatico che tira su il morale. Ha un grosso problema, però, ed è che è il secondo di una serie di libri che sta rapidamente ingrossandosi. Lo consigliamo? Ni. Se siete tristi e amanti dei gatti si, se cercate una lettura di spessore o che faccia riflettere, passate a altro.
Ci si vede il 7 maggio 2019, ore 20.00, da Stefania.