mercoledì 19 febbraio 2020

Una giuria di sole donne

Susan Glaspell (1876 - 1948)
Viviamo vicine, eppure siamo così lontane. E dobbiamo tutte sopportare le stesse cose… a guardarci non sembra, ma sono le stesse cose! Se non fosse che – perché io e lei lo capiamo? Perché sappiamo… quello che sappiamo adesso?

Contea di Dickson (Tennesee, USA), 1917. E' marzo e soffia la tramontana. Fuori fa freddo, ma Marta Hale viene ugualmente trascinata fuori casa mentre sta facendo il pane. Deve accompagnare il marito in una fattoria vicina dove si è consumato un delitto.
Il sig. Hale il giorno prima, andando in città, ha fatto una deviazione e si è recato alla fattoria dei Wright (voleva convincere il vicino a mettere il telefono) e ha trovato l'uomo morto in camera da letto e la moglie di questi in cucina, sotto shock.
Il sig. Hale deve rilasciare la propria dichiarazione su quanto accaduto il giorno prima allo Sceriffo e al Pubblico Ministero che li aspetta in loco. Con lo Sceriffo c'è anche la moglie, per prendere pochi effetti personali della moglie di Wright, Minnie. Ma la sig.ra Peters non se la sente di andare alla fattoria da sola e chiede la compagnia di un'altra donna.
Mentre Sceriffo e Pubblico Ministero investigano ufficialmente sul delitto le due donne svolgono la loro propria indagine ed emettono il loro proprio verdetto.

Abbiamo letto così tanti libri, film e serie televisive poliziesche con protagoniste investigatrici donne che ci dimentichiamo che nel 1917 quando questo breve, brevissimo romanzo è stato scritto la categoria era inesistente. 
All'epoca le giurie erano composte solo ed esclusivamente da uomini. Uomini erano gli investigatori, gli avvocati, i giudici. 
In questo romanzo le indagini maschile e femminile si svolgono in parallelo: gli uomini in punta di diritto, ad affannarsi da una parte all'altra della casa; le donne in cucina, a leggere nelle piccole cose (invisibili agli uomini) la verità su cosa sia successo. 
Ma non rivelano quanto scoprono, assumendosi anche il ruolo di giudici, amministrando la giustizia con un'ottica di solidarietà ed empatia che si rivela opposta a quella maschile.

Il racconto è breve e conciso, dallo stile asciutto e lineare, privo di fronzoli. Si sente che è scritto per diventare la piece teatrale "Trifles" (inezie). Del resto l'autrice è stata giornalista, narratrice e drammaturaga e ha vinto anche un Pulitzer proprio per i lavori teatrali.
Nella sua brevità è però completo sia dal punto di vista investigativo (del delitto si scopre colpevole e movente) che dei personaggi che risultano ben delineati nonostante l'essenzialità.
Alle due donne basta un'occhiata per comprendersi, nonostante la differenza sociale e di vita che le separa, e per allearsi.
I loro sguardi si incrociarono – e tra di loro passò qualcosa, come un lampo; poi, quasi con fatica, tornarono a guardare altrove

E' stata proprio questa solidarietà tra donne a colpirci, e lo spirito femminista del racconto, scritto, ricordiamolo, quando tutto il potere sia in famiglia che fuori era in mano agli uomini e in cui le donne erano guardate con sufficienza se non con disprezzo. E anche il finale, che riteniamo giusto ma che è per molti aspetti dirompente: le due donne si arrogano il diritto di tacere e di emettere la loro propria sentenza di assoluzione.

Lo consigliamo? Direi di si, anche perchè si legge in brevissimo tempo, anche includendo la postfazione, piuttosto interessante, di Gianfranca Balestra.

Ho trovato una sola recensione, di Cristina
4 stelline
Per me un tesoro nascosto. Un breve brevissimo racconto in cui la storia si dipana chiara e semplice ma non priva di implicazioni sociali, umane e culturali.
Bello in se e non per il messaggio femminista che comunque mi appartiene. Mi piace soprattutto per la soluzione che riesce a essere di rottura rispetto al giallo classico e affidata ad una battura sarcastica e anche un filo macabra ma davvero perfetta.
Bello.

Libro del prossimo mese Il gioco dei Regni di Clara Sereni:

 

Nessun commento:

Posta un commento