giovedì 17 novembre 2016

Una sera d'autunno, uno sparuto gruppetto...



Anne Michaels
Guarda attentamente; prendi nota di ciò che vedi. Trova la maniera di rendere la bellezza necessaria; trova la maniera di rendere bella la necessità.
Il libro di novembre è In fuga, di Anne Michaels, poetessa, scrittrice e compositrice canadese.
Banalizzando, è un libro sull'Olocausto. Uno dei tanti, tantissimi, che affrontano questa immane tragedia. A volte sono così tanti che la loro sola moltitudine un poco ottunde, anestetizza, quasi un tentativo di tenere tragedia e dolore lontani. Racconta la vita di Jakob, orfano polacco che viene salvato da un geologo greco, Athos, che lo trova nascosto nelle paludi che circondano il sito archeologico di Biskupin. Anche Athos sta soffrendo: la scomparsa dell'amatissima moglie lo ha molto provato. Scopriremo, leggendo, che soffre di depressione. E portare il piccolo ebreo dalla Polonia asservita ai nazisti fino alla natia Zante, in Grecia, è un percorso lungo, e pericoloso.
Eppure Athos lo fa, offre a Jakob una seconda possibilità, lo nutre, lo nasconde, lo accudisce, cerca con lui notizie della sorella Bella che forse non è morta, poi lo porta con se in Canada, a Toronto, dove dopo la guerra si trasferiscono, esuli ebrei come tanti sopravvissuti devono essere. E' per Jakob un padre, il secondo che la vita gli ha dato. Quello che segna la seconda vita di Jakob perchè: Nessuno nasce una volta sola. Chi è fortunato, vedrà di nuovo la luce tra le braccia di qualcuno; oppure, se sfortunato, si sveglierà quando la lunga coda del terrore sfiorerà l'interno del suo cranio.
Isola di Zante, Grecia
Dopo la morte di Athos, Jakob diventa traduttore, vive un po' in Canada, un po' nella casa di Athos in Grecia. E' lì che si trasferisce con la seconda moglie Michaela, è lì che muore, investito, assieme alla moglie qualche anno dopo. E' a questo punto che la storia passa il testimone a Ben, figlio di immigrati ebrei, che lo incontra in Università a Toronto e ne segue le tracce, per scrivere un libro, fino in Grecia.
Il libro, pur non lunghissimo, è molto denso, intenso. Un libro tragico e poetico assieme, che ha nel linguaggio, estremamente lirico, il suo punto di forza. Gli avvenimenti sono filtrati attraverso il linguaggio che la Michaels ha limato e elaborato per ben 11 anni. Tanti le sono serviti per finire il volume. Forse questa eterna gestazione spiega la discontinuità tra la prima e la seconda parte. Decisamente più riuscita la prima, anche se qui l'utilizzo dello stile lirico è molto presente, molto meno la seconda, che pure ha uno stile più lineare.
Skyline di Toronto, Canada
Allo sparuto gruppetto presente alla serata (eravamo in sei: Rita, Daniela, Monica, Zaffira, Stefy e Cristina) il libro è piaciuto, con distinguo. Se per Zaffira, che del resto lo ha scelto, è il miglior libro mai scritto sull'Olocausto, per Monica è poetico e onirico. E' piaciuto anche a Rita e a Stefania, così come a Cristina che però è stata più critica. Lo stile lirico non le piace, come non le piace leggere poesia, quindi pur apprezzando il racconto ha fatto un po' fatica a finirlo. Daniela, proprio per lo stile lirico, non ce l'ha fatta proprio. Tra la scrittura, e il periodo lavorativo pienissimo, non è andata oltre le prime pagine.
Durante la piacevolissima serata la discussione sul libro si è intrecciata liberamente con argomenti come le elezioni americane, il riciclo, l'uso consapevole delle risorse, la difficoltà di avere comportamenti etici, il latte, vaccino, ovino e di mandorle, i fiori di Bach (di cui non capisco ancora una cippa), quelli australiani, Natale e annessi e connessi inclusa l'insopportabile rottura di trovarsi i panettoni davanti a novembre che sei già sazio e ancora Natale è lontano; Ma i mercatini natalizi sono così carini! Carine anche le luci natalizie, ma sia chiaro, solo bianche eh, che colorate sono proprio volgarotte. E non provate a portare le renne illuminate dalle parti di Daniela e di Miffi, perdindirindina! Il tutto (e altro ancora che ora mi sfugge) tra progetti di andare a visitare mostre, vedere film e ascoltare concerti o farsi prendere da un raptus di spendite acuta in giro per mercatini dell'antiquariato.

E a proposito di regali: a dicembre si rispolvera l'iniziativa Babbo Natale Libresco, che consiste nello scambiarci libri misteriosamente impachettati e che decida il destino a che tocca cosa. Sto pensando di ripescare qualcosa tipo Rovente passione da qualche scaffale! uhauhauhauha. Scherzo. O forse no!

Comunque ci si vede martedì 13 dicembre, solito posto, solita ora. Libro del mese, scelto da Stefy, il recente Lo schiavista di Paul Beatty. Dicono aiuti a capire l'America che ha votato Trump...


Ritornando al libro di novembre ecco la recensione di Monica che ha dato al libro 4 stelline: 
Poetico

Un libro poetico ed onirico in cui si mescolano vita, sogni e ricordi in un continuo interscambio.
La tragedia dell’Olocausto e della più feroce cattiveria umana contrapposti all’amore in tutte le sue forme.
Amore figliale, materno e paterno, amore per la natura, passione fisica e romantica; amore per l’arte, la musica, la poesia e molto altro ancora.
Un libro tutt’altro che facile sullo sfondo di un’Europa ferita, delle isole greche di Zante e Idra e della multietnica città di Toronto.
Consigliato.


E quella di Cristina, che invece stelle ne ha date 3:

Libro molto bello che ha, secondo me, il suo punto di forza in quello che poi è la sua maggiore debolezza, ovvero uno stile di scrittura estremamente poetico o lirico che dir si voglia.
Ci sono frasi meravigliose qui. Tragedie immani descritte in poche parole di rara efficacia, come la descrizione della fine, tragica e orribile, degli ebrei inghiottiti dal mare. Però secondo me questo linguaggio non è adatto alla prosa, è faticoso, anche inutile, sinceramente, se si deve raccontare una storia.
Infatti la storia procede a episodi, poetici quanto si vuole, ma non particolarmente coesi. Come non sono coese le due parti di questo libro. Molto buona la prima, che segue la vita di Jakob e Athos dalla Polonia alla Grecia e poi al Canada, meno la seconda quando il testimone passa all'insopportabile Ben.
In entrambe le parti, ovviamente, il tema centrale è l'olocausto, le ferite insanabili lasciate dalla morte (o peggio, dall'assenza) delle persone amate, l'impossibilità, per la maggior parte delle persone che sopravvivono di vivere una vita normale, ammesso che la normalità esista.
Stupendo il personaggio di Athos, padre putativo di Jacob, e la descrizione, dolce e sensuale di Michaela. Anzi, direi che la MIchaels ha un occhio di riguardo per tutte le donne di questo libro, Michela, Naomi, Bella, ma anche la prima moglie di Jakob sono descritte con amore e una punta di sensualità (i capelli di Bella, i fianchi di Michaela).
Gran bel libro, ma faticoso.

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