martedì 1 settembre 2020

Le streghe di Lenzavacche

Tuttti cattivi presagi, figlio mio, ma tu eri nato, e pur squadernato da un vento di sfortuna, ti chiamai Felice, e decretai che quello era il primo passo per ribaltare il destino.

Un bambino cerca un maestro, e un maestro cerca un allievo, per le stradine di Lenzavacche, contrada di Noto, Provincia di Siracusa, in quel lembo estremo di Sicilia, sospeso tra terra e mare, in cui vivono ancora antiche tradizioni e ataviche paure.

Siamo nel 1938, in un Italia fascista che non tollera le impefezioni (o anche solo le deviazioni dalla normalità), e tuttavia Felice esiste, vive, nonostante il corpo informe, e le difficoltà. Figlio di una "strega" e di un vagabondo, amato oltre ogni cosa dalla madre, Rosalba,e dalla nonna, Tilde, che lo allevano cercando di dargli tutta la normalità possibile, ma anche dal farmacista Mussumeli, spirito libero anche lui in un tempo che libero davvero non era, che della piccola famiglia è protettore e confidente.

A qualsiasi orario rincorrevo per te la vita, e la vita fuggiva, si scansava lesta al tuo passaggio, era intuitiva e feroce, la vita, ti fiutava come una bestia pericolosa e inesorabilmente ti lasciava indietro. E dire che tu l'amavi pazzamente


Non manca di intelligenza Felice, e di quella capacità di amare la vita che  rende il nostro breve viaggio su questo mondo un dono infinito di meraviglia e felicità nonostante dolore e emarginazione. Anche se si ha il destino contro. Quel destino che nei secoli si è accanito contro la famiglia di Felice, e contro tutti gli spiriti liberi, vicini alla Natura e alla Terra, che hanno vissuto a Lenzavacche. Le streghe, insomma.

Le streghe di Lenzavacche è un libro poetico e delicato, che vive in fragile equilibrio tra aspetti realistici e favolistici di un racconto che si divide in due parti ben distinte, quella ambientata nel 1938 e quella in cui viene narrata la storia delle Streghe di Lenzavacche e del loro eterno penare sotto il giogo dell'ignoranza e della cattiveria umana.

Sarà il breve epilogo, ambientato appena dopo la Seconda Guerra Mondiale, a tirare le fila di passato e presente, e a rivelare i misteriosi intrecci del destino che uniscono Felice e la sua piccola famiglia al maestro Mancuso e al suo misterioso dolore.

Il libro ci è piaciuto molto. Purtroppo ha subito anche lui i mesi di lockdown, e l'impossibilità di incontrarci per parlarne. Così - da perfetto gruppo di lettura in tempo di Corona Virus - ne abbiamo parlato a spizzichi e mozzichi, un po' una sera, un po' durante una riunione via Skype.

Un peccato, perchè il messaggio del racconto, fortemente dalla parte delle donne e del "diverso" (diverso da chi, poi) è un inno all'accettazione, alla capacità di amare nonostante le inevitabili conseguenze, al coraggio di andare contro i limiti imposti dalla società e i pregiudizi del pensare comune.

Oberon, Titania and Puck with Fairies Dancing di W. Blake
Oberon, Titania and Puck with Fairies Dancing di William Blake
Un inno, anche, alla fantasia e alla lettura, ai libri e alla scuola. Felice desidera solo andare a scuola, leggere, imparare. E alla fine ce la farà, grazie all'amore della sua famiglia, e di un maestro non omologato, in barba alla gerarchia e alla burocrazia (che diventa, ironicamente, il grimaldello necessario a fargli ottenere quello che vuole).

Non un libro perfetto (la seconda parte è molto meno convincente della prima) ma sicuramente godibile e con un bel messaggio positivo. Uno dei pochi libri da noi letti che avrebbe guadagnato dall'essere  un centinaio di pagine più lungo.

Trovata una sola recensione, di Cristina (4 stelle):

Mi è piaciuta molto la prima parte, decisamente meno la seconda. Ergo quattro stelle. Peccato perché il racconto "recente" è bellissimo.

Prossimo libro: Niente caffè per Spinoza di Alice Cappagli.


 

 

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